Sabri giù dal tetto

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E alla fine, dopo tre giorni di ostinata resistenza sul tetto, gli uomini di Maroni si sono presi Sabri. Sono arrivati poco dopo le sei del mattino, con la Celere e i Vigili del Fuoco – che un giorno o l’altro dovranno spiegare esattamente che mestiere fanno, ora che si son messi pure a dar sostegno alle deportazioni -, hanno scavalcato il blocco troppo fragile che i compagni facevano di fronte agli ingressi (quindici su via Mazzarello e quindici alla vecchia entrata di via Monginevro) e lo hanno tirato giù dal tetto: secondo gli altri reclusi dell’area viola, che hanno assistito alla scena, sarebbe stato ferito. Intanto, i compagni che  avevano passato tutta la notte in presidio hanno provato a bloccare le due strade che portano al Centro e sono stati presi a manganellate e spintoni, e buttati per terra: nonostante queste scaramucce, però, le strade son rimaste chiuse, bloccate dai solidali ma anche dalla polizia che evidentemente voleva avere mano libera per fare i propri comodi.
Intorno alle sette, una macchina stipata di poliziotti in borghese ha portato via Sabri, seguita da un’ambulanza e dopo una mezz’oretta i compagni hanno tolto i blocchi e se ne son tornati al presidio in corso Brunelleschi.
In questo momento non si sa se Sabri sia in aeroporto, o in Questura, o in qualche ospedale. La sua lotta, però, non è ancora finita: è diventata la lotta di molti che come lui non accettano che la macchina delle espulsioni possa funzionare senza intoppi, così,  come se fosse normale. A Caselle c’è chi sta spiegando ai viaggiatori che Sabri è un prigioniero che ha saputo lottare, e che va aiutato. A Roma, gli antirazzisti che presidiavano il tribunale in solidarietà con i ribelli di Ponte Galeria hanno fatto irruzione nel consolato tunisino. A Gradisca e in via Corelli, gli occhi sono puntati su Sabri e sulla sua storia.
A presto aggiornamenti, perché, come si suol dire, non finisce qui. Per chi è a Torino, una assemblea si terrà dalle 15 al presidio di corso Brunelleschi ed un corteo partirà da lì questa sera alle 21.

Aggiornamenti ore 14. A Milano, intorno alle 11 di questa mattina, un gruppo di compagni solidali con la lotta di Sabri è entrato dentro al cortile del consolato tunisino dove è stato appeso uno striscione contro le deportazioni e distribuiti volantini. Gli impiegati del consolato, durante tutta una serie di animatissime discussioni, hanno sostenuto di non essere in nulla responsabili delle deportazioni dei senza documenti e di essere lì solo per… fare i passaporti! Dopo un po’ i compagni sono stati spinti verso l’esterno del cancello, da dove però sono riusciti presto a rientrare per costringere i funzionari ad inviare un fax di protesta all’ambasciata di Roma e in Tunisia. Il presidio è stato tolto solo all’una, all’ora di chiusura degli uffici. A Roma, invece, una cinquantina di solidali stanno ancora occupando l’ambasciata tunisina. Sono lì da più di due ore, e non se ne andranno fino a ché i funzionari non forniranno loro notizie certe delle condizioni di salute di Sabri, e di dove si trova.

Dall’archivio di Radio Onda Rossa, ascolta una diretta con il presidio di corso Brunelleschi:

[audio:http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100722_torino.mp3]

E pure con gli occupanti del consolato a Roma:

[audio:http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100722_consolato_tunisia_roma.mp3]

E a Milano:

[audio:http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100722_consolato_tunisia_milano.mp3]

Leggi il volantino distribuito a Milano, e guarda lo striscione appeso durante l’occupazione a Roma.

 

Aggiornamento ore 24.00. Duecento persone in corteo intorno a Corso Brunelleschi, per due ore buone.  Così si conclude – per ora – la mobilitazione intorno al Centro di questi giorni: slogan, battiture, urla, scritte sui muri, accompagnati dalla battitura dei reclusi dentro. I poliziotti stanno a guardare: loro, la loro battaglia l’hanno vinta in mattinata, tirando giù Sabri dal tetto e strappando un sorriso al loro padrone al Ministero. Ma l’esempio di Sabri si sta già diffondendo, e già arrivano notizia di Samir che, a Ponte Galeria, sta protestando perché non vuole essere espulso pure lui all’ultimo momento utile prima della scadenza della propria detenzione. Intanto, un altro corteo poco meno numeroso di quello di Torino si è diretto a Firenze verso il consolato tunisino.

Aggiornamento 23 luglio. Sabri è in Tunisia. Sta bene, anche se zoppica un po’: si è fatto male alla caviglia saltando giù dal tetto, come aveva promesso che avrebbe fatto se avessero cercato di tirarlo giù. Non è stato portato in ospedale, come si credeva, ma è stato sommariamente curato in infermeria. Poi, scortato da 4 poliziotti e ammanettato (anzi, “fascettato”) è stato imbarcato sul volo delle 13.30 da Torino a Roma e su quello delle 22.00 da Roma a Tunisi. Ringrazia tutti per la solidarietà e promette che, dopo una “piccola vacanza” proverà a ritornare in Italia.