La fiducia (a Torino)

14 dicembre. Nuove manifestazioni di studenti nel giorno del voto di fiducia al governo Berlusconi. A scendere in piazza soprattuto gli studenti medi, perchè la maggior parte degli universitari ha preferito prendere altre strade: chi a Roma per divertirsi e sfogarsi, almeno per un giorno, chi in presidio in piazza Carignano a costruire una misera barricata di libri e guardare la diretta televisiva delle votazioni. Il corteo principale sfila per il centro e arriva fino alla sede del Pdl, in corso Vittorio Emanuele 94. La polizia occupa in forze tutto il controviale con uomini e mezzi e una delle camionette è parcheggiata fin sotto i portici, davanti al portone di ingresso. Senza che la polizia muova un dito, per un quarto d’ora i manifestanti lanciano di tutto: uova, farina, vernice, frutta, fumogeni, petardoni e pietre. Poi il corteo riprende, sfila vicino all’Unione Industriali, senza avvicinarsi troppo, e arriva fino alla stazione di Torino Porta Nuova. Ancora una volta vengono occupati i binari per una buona mezz’ora, e qualche poliziotto si becca un po’ di vernice addosso.

Intanto un centinaio di studenti del Politecnico, dopo aver percorso le vie del quartiere San Paolo per portare solidarietà a una famiglia che resiste allo sfratto, raggiunge lo stabilimento Fiat di Mirafiori. Alcuni riescono superare i cancelli della sezione amministrativa con uno striscione “Contro il patto sociale, sciopero generale”, prendendo  alla sprovvista Digos e guardioni della Fiat. Volano spintoni e gomitate, per impedire ad altri di entrare nell’edificio e alcuni studenti vengono fermati dagli agenti della Digos che decidono di chiudere i cancelli con le catene, in attesa di rinforzi. Gli studenti decidono di raggiungere la porta 2 e la porta 0, per incontrare gli operai al cambio turno e parlare di lotta, autorganizzazione, di possibili asseblee e scioperi generali.

Il corteo dei medi, uscito da Porta Nuova molto smagrito, torna in centro e arriva fin sotto la regione per lanciare ancora un po’ di frutta e fumogeni alla polizia. Ultima tappa, l’occupazione degli uffici del MIUR. Un gruppone di studenti ci restano dentro il tempo necessario per srotolare uno striscione, stracciare la bandiera italiana e guardare – con un pizzico di invidia – le immagini degli scontri a Roma.