Di fronte a Gradisca
Ancora qualche racconto di questo fine settimana intorno ai Centri per senza-documenti, dopo il presidio e il corteo di Roma, le deportazioni da Torino, gli attacchi di Genova e – al di là dei confini – le mobilitazioni vittoriose contro i rimpatri a Marsiglia e le evasioni di massa in Australia.
A Gradisca si è tenuto l’annunciato presidio di fronte al Centro semidistrutto. Nonostante le limitazioni poste dalla Questura almeno duecento compagni si sono radunati nel prato in faccia alla struttura, riuscendo pure a debordare sulla carreggiata e ad interrompere il traffico: ore di slogan, e musica fino a sera. Ben nutrito il cordone di forze dell’ordine a protezione dell’ingresso. Il tentativo di un gruppo di vecchi disobbedienti di sfruttare la situazione per fare un po’ di pubblicità a sé stessi e a un proprio ex Consigliere (che dopo aver rappresentato uno dei partiti fondatori dei Cie in Regione si è fatto trombare alle primarie per il candidato-sindaco di Trieste), invece, è naufragato nel ridicolo: i questurini hanno rotto la trattativa e vietato l’ingresso alla loro delegazione proprio mentre, dopo il tira-e-molla d’ordinanza, i nostri eroi stavano già sbandierando l’ennesima “grande vittoria”.
Durante il presidio, agli “ospiti” del Cara è stato vietato di uscire e di socializzare coi manifestanti, mentre dei reclusi del Cie non si è saputo nulla. Come sapete è impedito loro ogni rapporto con l’esterno e dagli stanzoni dove sono rinchiusi non è neanche certo che abbiano potuto sentire la musica e gli slogan. Se così non fosse, però, il fatto che durante il presidio non siano riusciti a “farsi sentire” – a differenza di quelli di Roma, per esempio – poco vuol dire: il coraggio e il calore che infonde nei prigionieri l’evidenza di un appoggio esterno non si può misurare nell’immediato. Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni, dentro a questo Cie-polveriera cui manca solo di ricevere l’ultima spallata per chiudere. Intanto, dopo gli arresti delle ultime settimane, l’unica notizia che giunge da dentro al Centro è quella di un recluso che si è tagliato proprio di fronte ai parlamentari della “commissione Schengen” in visita l’altro giorno. Sul fronte della gara d’appalto per la prossima gestione le notizie sono ancora fumose: la graduatoria resa pubblica è provvisoria, e per ora ad essere in vantaggio è la francese Gepsa che – insieme alla Cofely Italia, alla Acuarinto e alla Sinergasia – ha garantito alla Prefettura di essere in grado di tenere in piedi la baracca con soli 34,6 euro al giorno per ospite. Dopo di lei c’è Connecting People che, pur di tenersi ben stretto l’osso, ha offerto uno sconto di due euro per ospite rispetto all’attuale contratto. A seguire la Minerva e la Ghirlandina, poi ancora l’Ordine di Malta e la Albatros.
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