Ancora al Cie

Il vento della libertà non conosce confini. L’aria che spira dalle rivolte in Tunisia, in Egitto e in Libia è arrivata fino alle nostre coste, mettendo in crisi una delle tante strutture dell’oppressione in Italia: i Cie, i Centri dove vengono fatti prigionieri i senza-documenti. Da quando questi Centri sono popolati da centinaia di tunisini sbarcati a Lampedusa che hanno visto il proprio viaggio verso la Francia interrompersi bruscamente e trasformasi in una detenzione crudele lunga fino a sei mesi,si susseguono le lotte. Sommosse e scioperi della fame collettivi, incendi e scontri con la polizia, arresti: le gabbie dei Cie assomigliano in questi mesi alle strade di Thala e Kasserine o di Tunisi in rivolta prima della fuga di Ben Alì.
Grazie alla dignità e alla determinazione dei reclusi, il Cie di Gradisca dovrà presto essere svuotato, quelli di Torino e di Bologna hanno dovuto chiudere delle sezioni, quelli di Bari e Brindisi sono fuori controllo. E come sa chiunque non ha in tasca un permesso di soggiorno in tasca, meno posti nei Centri vuole dire meno possibilità di essere rinchiusi per mesi per colpa di un controllo di documenti in strada, di un controllore troppo zelante sul tram, di una retata in un palazzo di stranieri.
Andiamo a salutare e a dare forza a chi è ancora prigioniero e sta lottando: domenica 20 marzo, alle 16.00, presidio sotto al Cie di corso Brunelleschi.

 

presidio 20 marzo

presidio 20 marzo _ italiano