Sui tetti di Modena (e su altro ancora)

Il nervosismo – più che giustificato – di Maroni intorno alla situazione esplosiva dei Centri di internamento per senza-documenti (che siano Cie, Cara, Cda o i nuovissimi Cai sul modello di Manduria) si fa sentire, dopo che a Brindisi, anche a Modena. È evidente che al Ministero non sanno più che pesci pigliare: se la Tunisia non darà il via libera a rimpatri di massa entro un paio di giorni alleggerendo la pressione migratoria, le prossime saranno settimane di fughe e sommosse sostanzialmente incontrollabili, e di tutto il sistema concentrazionario italiano, presumibilmente, non resteranno che macerie. Le vie di uscita a quel punto potrebbero essere solo due, entrambe poco praticabili: appesantire oltre misura il controllo e la repressione stroncando rivolte e fughe (e questo potrebbe voler  dire anche dover sparare) – cosa per la quale non si sa se ci siano uomini e mezzi a sufficienza e se, come si dice, i tempi siano maturi; oppure rilasciare un permesso qualsiasi agli ultimi arrivati, in modo che proseguano il loro viaggio in santa pace – e questo vorrebbe dire smentire anni e anni di politiche migratorie repressive, tanto utili all’economia e alla gestione ideologica del dominio.

Sta il fatto che Maroni non ne vuol sapere di veder mettere in scena dei bis delle ultime giornate di Manduria, dove la determinazione alla libertà dei trattenuti e lo stimolo dei compagni nelle iniziative fuori dai cancelli si sono uniti anche praticamente. E quindi, piano piano, ordina di vietare le iniziative – come a Brindisi – oppure prova in qualche maniera a renderle meno di stimolo per i reclusi.

E così, al presidio di questo pomeriggio di fronte al Cie di Modena, la Digos ha ordinato ai presenti di non usare l’amplificazione e di limitarsi a parlar col megafono, in modo da ostacolare i contatti con i prigionieri. I compagni hanno premuto e hanno parlato lo stesso ad alta voce e alcuni reclusi sono addirittura saliti sui tetti (cosa che a Modena è rara) per rispondere ai messaggi. La cosa, per quel che si può sapere vista la situazione di totale isolamento in cui sono tenuti i reclusi di Modena, è finita lì. Ma questo è bastato perché i compagni venissero seguiti, l’impianto di amplificazione sequestrato e i solidali che avevano parlato al microfono vietato denunciati per inottemperanza agli ordini questurini.

Ascolta il racconto che descrive la salita dei reclusi sui tetti, trasmesso in diretta da Radio Blackout:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2011/04/sui-tetti-di-modena.mp3]

Leggi il comunicato dei compagni di Modena e l’articolo de L’informazione di Modena.

Nel pomeriggio di oggi, domenica 3 aprile ’11, si è tenuto un presidio davanti al CIE di Modena, accompagnato da un enorme dispiegamento di forze da parte dei tutori dell’ordine ed il divieto, prescritto dal questore, di non utilizzare -tra le altre cose- l’impianto di amplificazione, ossia l’unico mezzo per comunicare con chi sta dentro (le prescrizione prevedevano l’uso di megafoni, ma non quello di mezzi per l’amplificazione, stentiamo a capire questa differenza, evidentemente solo se si è scaltri CARABINIERI si riescono a decifrare tali dicotomie…)

Ed è giunto un momento di forte gioia quando ci siamo sentiti rivolgere dal tetto un saluto. Erano tre ragazzi, che uno dopo l’altro,si sono arrampicati sul tetto e si sono uniti a noi nel gridare, con quella rabbia che ci freme in corpo, LIBERTA’. Siamo riusciti ad entrare in contatto anche se, dopo parole ed urla, sono rientrati nella struttura, mentre continuavano a varcare la soglia dei lager mezzi di militari. Hanno fatto sapere che dentro gli immigrati reclusi sono una settantina e che non stavano affatto bene.

Dopo 2 ore di resistenza sul tetto i 3 immigrati sono scesi, quindi abbiamo lanciato l’ultimo saluto e la promessa di tornare prima di sciogliere il presidio.

Arrivati sotto casa di un compagno per scaricare le attrezzature utilizzate, siamo stati raggiunti da 5 volati della polizia (2 della digos), gli sbirri avevano l’ordine di sequestrare tutto il materiale utilizzato, ed in più hanno perquisito una delle nostre automobili e denunciato 2 ragazzi per violazione delle prescrizioni.

Il questore Margherito e il presidente della misericordia Giovanardi, stanno creando l’isolamento totale attorno al lager di Modena, probabilmente stanno anticipando i tempi, e “tagliando le gambe” agli antirazzisti sperano di evitare contestazioni future riguardo il sempre più caldo tema dell’ immigrazione e dei C.I.E.

Se la democrazia non può ancora vietare di manifestare, le sue leggi possono reprimere, denunciare e rinchiudere chi lo fa… quindi a chi non si è ancora reso conto della realtà che lo circonda lo invitiamo ad aprire gli occhi, mentre a tutti coloro, che in questo mondo di sfruttamento repressione e carcere credono, non daremo tregua!

SOLIDARIETA’ AI DETENUTI IN LOTTA! INSURREZIONE OVUNQUE!

ANARCHICI ANARCHICHE e ANTIRAZZISTI