In palestra

Sabato 7 maggio: un grosso gruppo (più di una cinquantina) di tunisini senza documenti, scampati allo sgombero dell’occupazione del 51 Av. Bolivar, ha occupato, insieme ad alcuni solidali francesi, una palestra in rue Fontaine au Roi.

Appeso fuori c’è lo stesso striscione: “Né polizia, né carità, un luogo per organizzarsi”. Molti abitanti del quartiere, una zona popolare, passano, si fermano e dimostrano solidarietà con i sans-papiers.

Fuori c’è anche qualche sbirro. Arrivano dei funzionari del Comune di Parigi, che discuto con tre clandestini delegati dall’assemblea e assicurano che il Comune non chiederà lo sgombero; contrariamente a Avenue Bolivar, qui si può negoziare. In particolare, il Comune pone come condizione che l’occupazione non accolga più di 150 persone, sia limitata a qualche giorno (il tempo, per loro, di trovare una soluzione alternativa) e ricordano che nella palestra non si può bere né fumare… Anche un consigliere comunale del Partito Comunista viene ad assicurare i clandestini che questa notte non ci sarà intervento poliziesco e domani il Comune provvederà, tramite una delle associazioni ad esso legate, a fornire loro del cibo. Tutta questa disponibilità, ovviamente, per via di calcoli elettorali: lo sgombero violento di Bolivar ha attirato le critiche di quella sinistra benpensante a cui i clandestini vanno bene se dormono nei parchi e si fanno picchiare di nascosto in questura, ma a cui non piace lo spettacolo esibito della violenza di Stato.

La sera, assemblea per decidere cosa fare.

Estratto da Indymedia Paris

 

Decisione del Collettivo dei Tunisini da Lampedusa a Parigi

In seguito alla riunione tenutasi l’8 maggio 2011 alla palestra occupata al numero 100 di rue Fontane au Roi, noi chiediamo, per la totalità dei Tunisini arrivati a Parigi via Lampedusa:

  • alloggiamenti, con un minimo di 100 persone per edificio, situati in Parigi e non in banlieue, per una durata minima di tre mesi rinnovabili, con uno spazio collettivo per riunirsi ed organizzarsi
  • autogestione di questi spazi: ci impegniamo collettivamente a prenderci carico della sicurezza, dell’igiene e di tutto il resto
  • garanzie contro ogni intervento delle forze dell’ordine.

 

Il tempo dell’umiliazione è finito: la “Risposta” dei tunisini sgomberati dal 51, Avenue Bolivar al sindaco di Parigi.

Sabato 7 maggio. Dopo la sorpresa di fronte alla decisione inumana del sindaco di Parigi di farci sgomberare con grande violenza da parte della polizia, la situazione si è aggravata ed abbiamo provato umiliazione per la sua sprezzante dichiarazione per cui noi saremmo dei bambini sconsiderati che sarebbe facile manipolare o assoggettare al dominio o alla carità. All’espulsione e alla repressione il sindaco aggiunge insulti ed umiliazione.

Poiché le cose siamo chiare, è per noi importante ricordare che:

 

  1. noi siamo i figli della rivoluzione tunisina del 14 gennaio, di cui voi avete cantato le lodi di libertà e di democrazia; la repressione che continua nel nostro paese ci ha fatti venire in Francia (patria dei diritti dell’uomo!) e voi siete uno dei primi a reprimerci?!
  2. nella vostra dichiarazione, voi dite che l’edificio dal quale ci avete sgomberato era insalubre e non adatto ad abitarci: noi stiamo aspettando spazi dove organizzarci liberamente (e a Parigi non mancano gli immobili appartenenti al vecchio regime tunisino, pagati con i soldi del popolo), ma, vista la situazione attuale, quell’edificio era molto meglio che stare in strada, sotto la minaccia permanente della polizia, del freddo e della fame; malgrado tutto, per una volta, al 51 di Avenue Simon Bolivar, ci siamo sentiti liberi.
  3. Che siamo sempre stati al corrente delle proposte che voi ci avete fatto: all’inizio ci sono stati proposti 150 posti letto (100 in un edificio e 50 in camere di alberghi, per un solo mese, eventualmente rinnovabile). Ci è stato detto anche che saremmo stati liberi di riunirci e di consultarci, in quell’edificio, e, anche se questa proposta ci avrebbe divisi in due gruppi, desolidarizzandoci, visto che centinaia di compagni tunisini erano per strada in quei giorni, abbiamo accettato questa proposta, con spirito di apertura e per mostrare alle autorità la nostra buona volontà. Qual’è stata la nostra sorpresa quando, poco prima di dirigerci tutti verso l’alloggio che ci era stato proposto, una nostra delegazione che avevamo mandato a verificare, ci ha informati di quanto appreso discutendo con i membri dell’associazione Aurore, che gestisce l’edificio. Siamo rimasti sorpresi dall’apprendere che si sarebbe potuto restare all’interno dell’edificio solo dalle 18 alle 9 del mattino, con il coprifuoco alle 23, che era impossibile ricevervi familiari o amici e che sarebbe stato impossibile riunirci per discutere e mettere in pratica la nostra libertà. Con questa proposta avreste voluto comprare la nostra libertà, la nostra solidarietà, la nostra dignità al prezzo di un po’ di relativo confort per un piccolo gruppo di favoriti fra di noi. Questo ci ha fatto pensare ai peggiori momenti del regime di Ben Ali, quando si cercava di acquistare la nostra dignità e la nostra libertà per un po’ di confort, corrompendo una minoranza; quel regime che ci ha talmente oppressi e di cui alcuni hanno vantato i meriti, qui in Francia.
  4. Per finire, due giorni prima, dei tunisini che avevano accettato lo stesso tipo di proposta, a Nizza, sono finiti in una vera e propria trappola, con la polizia che li ha aspettati alla porta dell’edificio.

Signor sindaco, ecco perché, come adulti maturi e coscienziosi, dopo discussioni ed analisi fra di noi, abbiamo rifiutato la vostra proposta umiliante. Nel momento in cui la repressione continua in Tunisia, nel momento in cui la Tunisia accoglie 40000 profughi libici, nel momento in cui tutti, dai loro divani, tessono le lodi delle rivoluzioni arabe, voi, che vi siete sempre presentato come amico del popolo tunisino, voi, che siete ricevuto fraternamente da un decennio, senza dover nemmeno presentare un visto d’ingresso [in Tunisia, NdT], voi avete scelto di usare il vostro diritto di farci sgomberare, di reprimerci, di darci all’arbitrio ed all’umiliazione [poliziesche, NdT]. Ma, in più, ci avete umiliati e calunniati, trattandoci come bambini immaturi nel vostro comunicato stampa!

Il tempo dell’umiliazione è finito, viva la libertà nella dignità!

 Grazie, Signor Sindaco, per questa operazione di repressione, di umiliazione e di insulto.