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Roma, 13 maggio 2011Saltati almeno 4 rimpatri, poliziotti spostati come nel Risiko. Maroni ha appena regalato all’omologo tunisino quattro motovedette di ultima generazione.
Ne possono rimpatriare 60 al giorno, ma spesso non riescono a fare neanche quello. Nella generale distrazione della campagna elettorale, capita che l’accordo con la Tunisia, stipulato il 5 aprile dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, salti in maniera continuativa. Parlano i numeri: dei 33.880 immigrati sbarcati sulle coste italiane dal primo gennaio, 23.938 sono tunisini. È vero che i primi rimpatri sono scattati subito dopo la firma dell’accordo, ma in un mese e mezzo sono fermi a 861. Qualcosa quindi non funziona.
Il 2 maggio, per esempio, si sarebbe dovuto provvedere a riportare a casa 60 tunisini ospiti della ex tendopoli (trasformata poi in un Cie temporaneo) di Palazzo San Gervasio, nel potentino. “Il ministero dell’Interno – racconta Franco Maccari, segretario generale nazionale del sindacato autonomo di polizia Coisp – ha organizzato in due turni il trasferimento da Palazzo all’aeroporto di Napoli, distante 200 chilometri. Per i primi 30 si organizza la scorta nel cuore della notte. Sono impegnati 60 poliziotti, il rimpatrio procede senza problemi, ma al rientro dei colleghi da Napoli a Potenza l’auto di servizio viene coinvolta in un incidente stradale”. Due poliziotti rimangono feriti.
Ma è col secondo trasferimento che il meccanismo del rimpatrio si inceppa. Ancora Maccari: “Partenza programmata alle 4 del mattino, si parte soltanto alle 13, dopo i numerosi ordini e contrordini da parte del ministero. Gli altri 30 immigrati dovrebbero imbarcarsi all’aeroporto di Capodichino. Lì ai 60 poliziotti viene concesso un lauto pranzo: un panino e acqua minerale. Alle 18 ancora gli immigrati non vengono imbarcati. Poi si svela l’arcano: a Napoli non c’è alcun aereo per Tunisi! Così qualche papavero del ministero, pensando di spostare gli agenti per mezzo Sud Italia come se fossero carri armati del Risiko, dispone l’incredibile: spedire gli immigrati da Napoli al Cie di Bari, che dista soltanto 80 km da quello di partenza di Palazzo San Gervasio”.
Cosa è accaduto? “Il problema è che sono tanti e il ministero non sa come gestirli – commenta Maccari –, soprattutto in questi giorni che precedono le amministrative. Fate caso che non li portano né a Napoli né a Milano, per non scontentare le fazioni di governo. I centri di Civitavecchia e Cagliari vengono chiusi e riaperti a seconda delle necessità”.
E non si tratterebbe dell’unica volta in cui il rimpatrio è saltato. Lunedì scorso un volo con a bordo 29 immigrati e una settantina di poliziotti è decollato alle 10 del mattino da Roma-Fiumicino destinazione Tunisi (via Napoli-Palermo), ma l’autorizzazione all’atterraggio dall’altra parte del Mediterraneo non è mai arrivata. Così l’aereo è rimasto fermo prima a Capodichino, poi nello scalo siciliano: qui si è aspettato il console per il riconoscimento, ma il nullaosta finale non è mai arrivato. Così a tarda sera il velivolo è decollato nuovamente, alla volta però del Cie di Torino. Sono rimasti tutti senza mangiare, compresi i poliziotti che dal capoluogo piemontese sono poi dovuti rientrare nella capitale. Costo dell’operazione, seimila euro all’ora per l’affitto del mezzo Mistral Air, oltre naturalmente allo stipendio dei poliziotti. E sembra che il Viminale, anziché riconoscere la missione internazionale, abbia declassato la giornata a “ordine pubblico”. “Un’odissea dovuta alla situazione interna alla Tunisia – spiega Enzo Marco Letizia, segretario generale dell’Associazione nazionale funzionari di polizia – con i violenti scontri di sabato che hanno riportato il coprifuoco dalle 21 alle 5”. Sarà, ma altri due episodi analoghi si sarebbero verificati anche a fine aprile e all’inizio di maggio. Ieri, invece, è andato tutto bene (per il governo) e 28 tunisini sono tornati indietro.
Se da un lato Maroni non riesce dunque a rispettare gli impegni assunti con la base leghista, dall’altro è costretto a ottemperare agli obblighi proprio con la Tunisia: mercoledì ha consegnato personalmente all’omologo tunisino Essid, 4 motovedette di ultima generazione, 15 metri, due motori con una potenza di 1000 cavalli, ecoscandaglio e navigatore satellitare. Ma quanto ci sta costando questa emergenza?

(il Fatto quotidiano)