Megafoni, idranti e muri da scavalcare

Tentativo di evasione ieri sera dal Cie di Bologna. Un gruppo di reclusi ha ammassato dei tavoli contro il muro e ha provato a scavalcare ma le guardie sono subito intervenute per far cambiare loro idea, con i soliti metodi spicci. Manganellate e occhi pesti, come d’abitudine, oltre al getto degli idranti, che è stato puntato non solo contro gli aspiranti evasi, ma anche contro tutti gli altri, fin dentro alle camerate – sui vestiti, le sacche e i materassi. Il resto della nottata è passata al freddo e all’umido, con il solito contorno di richieste di aiuto da parte dei feriti rimaste inascoltate.

Questa mattina i reclusi hanno voluto raccontare gli avvenimenti ai microfoni di Radio Blackout. Ascolta la loro voce:

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Poco prima che iniziassero le danze dentro al Centro, ieri sera, una decina di compagni aveva dato vita ad un saluto non annunciato giusto fuori dalle gabbie, riuscendo a comunicare il proprio numero ai reclusi e pure a dipingerlo sopra la lastra di pexiglass fissata in cima al muro di cinta. Questa improvvisata ha fatto schiumare di rabbia i questurini, che fanno di tutto per ostacolare i contatti con i prigionieri e che quando i presidi sono autorizzati e annunciati si schierano per tenere i manifestanti a qualche centinaia di metri di distanza dalla struttura e vietano loro l’uso di impianti di amplificazione e di megafoni.

In mattinata i compagni sono ritornati sotto al Centro, questa volta con un presidio annunciato, in cinquanta, tenuti a distanza dalle guardie che già prima dell’iniziativa fermavano gente lungo la strada. Senza amplificazione ma con un pericolosissimo megafono, subito sequestrato dai questurini ma presto sostituito da un altro meglio difeso. Qualche ora di slogan e discorsi e battiture, con una bella risposta da dentro.

Ascolta il racconto di una compagna:

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