Casino a Milano (e non solo)

Ieri sera una trentina di prigionieri del Cie di via Corelli a Milano hanno tentato un’evasione di massa, arrampicandosi chi sui tetti chi sulle reti della struttura. Nonostante la loro determinazione, però, la fuga è fallita e tutti sono dovuti rientrare nelle camerate prima ancora che la polizia intervenisse con la forza. In tre o quattro si sono feriti, ma a quanto pare non si tratterebbe di nulla di grave.

Nel Centro di Milano, come in tutti i Centri italiani del resto, c’è un folto gruppo di reclusi tunisini arrivati da poco da Lampedusa e, proprio come è successo durante tutta la scorsa primavera, sono proprio i “tunisini di Lampedusa” a far da traino alla lotta. Che in Italia, adesso come adesso, sia molto difficile ottenere un qualsiasi permesso di soggiorno dovrebbe essere chiaro in tutto il Mediterraneo, come oramai dovrebbe essere chiaro che le uniche possibilità per conquistarsi la libertà di girare per l’Europa sono legate alla capacità di battersi, alla destrezza nel scavalcar le reti dentro le quali si viene rinchiusi dal momento dello sbarco in poi. In qualche maniera, le evasioni e le rivolte stanno entrando d’ufficio nel progetto migratorio di chi parte, soprattutto da quei Paesi, come la Tunisia, dove da mesi e mesi si stratifica un fitto racconto collettivo che intreccia le esperienze di chi ce l’ha fatta con quelle di chi invece è stato impacchettato e rispedito al punto di partenza.

Sia come sia, a Milano la situazione rimane tesa e vedremo nei prossimi giorni come si evolverà. Intanto, eccovi una breve testimonianza che ci è arrivata dal nuovo Cie di Trapani, quello di contrada Milo, ad illustrare quello che già vi raccontavamo l’altro giorno:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2011/08/milo-29-agosto.mp3]

Chiudiamo questo breve aggiornamento segnalandovi altri due nomi da aggiungere nella lista d’infamia dei collaboratori nella macchina delle espulsioni. Si tratta di due compagnie di navigazione, la Moby lines di Portoferraio e la Grimaldi lines di Palermo, che in questi mesi stanno riempiendo le proprie cassaforti affittando navi intere alla polizia per trasportare i senza-documenti da Lampedusa ai Centri sparsi su tutta la penisola.

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