Ma quanta gente è fuggita, in questi mesi, da Ponte Galeria? Noi, che come sa chi ci legge di queste contabilità ne abbiamo tenute spesso, e che tante volte fughe e rivolte le abbiamo seguite da vicino… abbiamo perso il conto.

Dopo l’ultima grossa evasione di quindici giorni fa e le proteste della settimana passata, questo pomeriggio un altro gruppone di prigionieri del Cie romano ha tentato la fuga, in massa. Alcuni sono stati bloccati subito, altri ripresi a Fiumicino nelle ore successive e molti altri, invece, sono “uccel di bosco”: non sappiamo precisarvi, per ora, le proporzioni esatte, ma sembra che a varcare i cancelli siano stati almeno in settanta. Sappiamo dirvi, purtroppo, cosa è successo a chi non ce l’ha fatta a scappare: un bel pestaggio collettivo, con feriti e gambe rotte e gente all’ospedale.

Prima ancora di ascoltare le due testimonianze raccolte da Radio Onda Rossa che descrivono più nei dettagli la fuga e la repressione, vi invitiamo a riflettere sulla domanda che facevamo all’inizio, ma formulata in un senso più ampio: solo da agosto ad oggi l’esperienza pratica dell’evasione da un Centro – con o senza battaglia con la polizia, con pazienti lavori di seghetto o con la furia della determinazione e del numero – è stata vissuta da centinaia di persone, persone che poi si sono sparpagliate per le nostre città o al di là di qualche altra frontiera europea a rimpolpare le schiere dei senza-documenti a fianco ai quali viviamo ogni giorno. Cosa può succere, allora, quando l’esperienza di essersi ripresi con la lotta la libertà negata diventa un fatto comune e diffuso, sedimentato nei ricordi di un pezzo sempre meno piccolo di città? In che modo questi pezzi di vita, vissuta e raccontata, potranno saldarsi con le rabbie e le lotte a venire? Belle domande che mai avremmo potuto immaginare di formulare prima, alle quali ovviamente non abbiamo risposta.

Ed ora ascoltate pure i racconti da Roma:

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E leggi l’articolo pubblicato da “Il corriere della Sera”

Roma, 26 settembre
«Ponte Galeria Da agosto è la terza fuga di massa.
Agenti feriti Trasferiti da Lampedusa, scappano 80 clandestini
Caccia nelle campagne Sono tutti tunisini, ne sono stati ripresi solo 20

Hanno approfittato del fatto che di domenica il personale di sorveglianza è ridotto e hanno sfondato una porta metallica, approfittando del cantiere per la ristrutturazione del complesso aperto dopo i tafferugli di fine agosto. Poi un’ ottantina di immigrati, soprattutto tunisini trasferiti cinque giorni fa da Lampedusa (su 179 ospiti) sono fuggiti dal Cie di Ponte Galeria nelle campagne fra Roma e Fiumicino. Una fuga di massa nel primo pomeriggio dal Centro di identificazione ed espulsione, la terza in meno di un mese dopo quelle del 27 agosto e del 9 settembre scorsi, che ha consentito di scappare a oltre 100 stranieri. In entrambi gli episodi c’ erano state aggressioni a poliziotti, carabinieri e militari dell’ Esercito con materassi incendiati, lanci di sassi e bottiglie. E anche ieri 3 dei 9 operatori in servizio sono rimasti feriti: un ispettore è stato colpito al volto da una testata. La polizia ha organizzato una vasta battuta su via Portuense, sul greto del Tevere, vicino alla nuova Fiera di Roma e nelle campagne attorno all’ autostrada Roma-Fiumicino per rintracciare i fuggiaschi: molti di loro si sono nascosti nei casolari abbandonati, altri si sono diretti a Malagrotta e sul litorale, altri ancora si sono incamminati a gruppi su via Portuense. Fino a tarda sera gli agenti (fra volanti e personale del Reparto mobile) sono riusciti a individuare e bloccare una ventina di clandestini, che sono stati ricondotti al Cie. E ora gli investigatori indagano per risalire a chi ha ferito gli agenti. «Quello che è accaduto ieri è soltanto l’ ultimo episodio che conferma la situazione d’ emergenza che c’ è nel centro di Ponte Galeria – sottolinea Massimo D’ Anastasio, portavoce del sindacato di polizia Consap -. Purtroppo, poliziotti e carabinieri si trovano a dover contrastare persone pericolose, già responsabili degli incidenti scoppiati a Lampedusa, e non certo donne e bambini». Proprio la Consap, con il segretario generale Giorgio Innocenzi, aveva segnalato pochi giorni fa il trasferimento di 50 tunisini da Lampedusa «portando così gli stranieri trattenuti a un numero quasi doppio rispetto alla capienza della struttura. Per decongestionare l’ isola – aggiunge il sindacato – si trasferiscono gli stranieri in strutture dove non si possono garantire le condizioni minime di sicurezza, tanto che non si è neppure atteso che finissero i lavori in corso a Ponte Galeria, creando così i presupposti per una nuova rivolta di stranieri, che per di più utilizzano i materiali del cantiere per aggredire e colpire i poliziotti e tentare la fuga».

Il Corriere della Sera