L’alba a Torino

tram antisfratti

All’alba è già tutto pronto: barricate di cassonetti di fronte ai portoni, porte e finestre sbarrate e rinforzate, presidi ben nutriti negli androni e nei cortili. È l’inizio di una nuova giornata contro gli sfratti, l’appuntamento fissato ogni terzo martedì del mese dalla Questura nella speranza, finora vana, di fiaccare i picchetti e la resistenza.
Durante tutta la settimana passata, gli agenti dei vari commissariati di zona hanno fatto visite ripetute alle famiglie sotto sfratto, per vagliarne le intenzioni ma soprattutto per dissuaderle dalla resistenza. Argomenti di convincimento preferiti dai questurini: il numero di camionette che sarebbero piombate davanti ai portoni, il rischio per il rinnovo dei permessi di soggiorno, la sorte dei bambini di chi non avrebbe mollato la casa con le buone.
Questa volta le case da difendere sono meno di quelle del mese scorso ma, fatto ben più importante, i resistenti sono costretti a giocare “fuori zona”, in angoli della città dove la loro rete di rapporti è molto meno densa rispetto a quella che hanno costruito nella strade della Barriera di Milano, di Aurora e ovviamente di Porta Palazzo. In più, i picchetti sono isolati tra di loro ed ognuno deve badare a se stesso, senza poter contare su rinforzi veloci. Quattro case da difendere: in Borgo San Donato, in Piazza Palazzo di Città ed in cima a Madonna di Campagna le famiglie che si sono organizzate nell’assemblea contro gli sfratti di Porta Palazzo, in fondo a Borgata Vittoria la famiglia che invece ha contattato lo sportello il-legale di San Paolo.

Gli altri che avevano l’accesso oggi si sono sistemati diversamente: qualcuno ha trovato casa per tempo, qualcun altro ha occupato un appartamento, un altro ha deciso di trattare da solo con l’ufficiale giudiziario. Di tutte quelle conosciute, resta a parte una sola famiglia, che è arrivata troppo tardi nel percorso delle assemblee e che abita veramente troppo lontano – in fondo a Corso Vercelli, poco prima della Falchera – perché si possa organizzare insieme la resistenza in una giornata densa come quella di oggi: per quanto cresciuta incredibilmente negli ultimi quattro mesi, la forza dell’autorganizzazione degli sfrattati in città è ancora limitata e zoppica quando si estende al di là di alcuni confini. Nonostante la situazione, però, la famiglia in questione non si perde d’animo, decide di barricarsi in casa e di tenersi in contatto con tutti gli altri.

Alle sette del mattino Radio Blackout trasmette gli aggiornamenti da tre dei picchetti in corso:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2012/10/alba-a-torino.mp3]

Le resistenze in breve. In piazza Palazzo di Città alcune camionette proteggono il Municipio ed altre aspettano in piazza della Repubblica l’ordine di attaccare ma il picchetto, formato da una trentina di persone, è troppo solido e la polizia decide di non intervenire. Anche in Madonna di Campagna il picchetto è numeroso, e la celere non si fa vedere; di camionette in zona ce ne sono, ma piombano su di un altro appartamento, oramai vuoto da qualche giorno: l’occupante e suo figlio hanno trovato un’altra casa. Pure in Borgata Vittoria il picchetto prosegue tranquillo. In San Donato la presenza di solidali è ancora più massiccia, una sessantina di persone stipate dentro al portone; lì abita la famiglia che resiste da più tempo, quella più a rischio. Le camionette si fanno vedere, ronzano intorno al picchetto con i portelloni aperti come a simulare un attacco veloce, si parcheggiano dietro gli angoli, poi ripartono, poi si fermano nella piazza più vicina. Nessuno si spaventa. I questurini sanno che per smontare una barricata e svuotare un androne colmo di gente bisogna andarci pesanti, aprire delle teste, rischiare l’incolumità pure degli agenti: rinunciano pure lì.
Ma i capi piazza della polizia devono pur dimostrare ai propri superiori di essersi ben meritati lo stipendio. Così ordinano l’attacco in fondo a corso Vercelli, sotto l’unica casa che non ha un picchetto a difenderla. Bloccano la strada con le camionette, fanno intervenire pure i pompieri: nonostante questo ci metteranno più di due ore a buttar giù la porta.
A fine mattinata arrivano le proroghe, da uno a tre mesi. Gli ufficiali giudiziari hanno paura e inizialmente si negano, poi si fanno scortare dalla polizia ai picchetti; in un caso addirittura l’ufficiale giudiziario invita la famiglia in commissariato per consegnare la proroga lì dentro, al sicuro. Al picchetto di Borgata Vittoria l’ufficiale non si fa proprio vedere ed annuncia il rinvio… per telefono.

Alle sette di sera Radio Blackout trasmette una diretta dall’ultimo picchetto ancora in corso, in Borgo Vittoria:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2012/10/dario-dallultimo-picchetto.mp3]

Per finire, ascolta un riassunto della giornata trasmesso il giorno successivo da Radio Blackout:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2012/10/diretta-info.mp3]

(Particolarmente fantasiosa la ricostruzione della giornata che la Questura ha dettato ai giornali – vedete ad esempio qui, qui, qui e pure qui. Tra tutte le fandonie fatte scrivere ai giornalisti compiacenti – picchetti esigui, proteste dei residenti, sfratti eseguiti, ecc. – una sola gode di un qualche fondamento: in effetti Comune e Polizia sono stati accompagnati nelle operazioni dalla “rete di volontariato cittadina”. Subito dopo averli assediati e buttati fuori da casa, in effetti, i poliziotti hanno accompagnato i resistenti di corso Vercelli… al Sermig! Lui nello stanzone dei maschi e lei in quello delle donne, stessi gli orari obbligatori di entrata e di uscita: evidentemente è il dormitorio la “soluzione alternativa” che il Comune di Torino vuole offrire alle famiglie sfrattate, e visto che non c’è più posto nelle strutture pubbliche, ora elemosina spazio in quelle private. I due sfrattati, ovviamente, hanno declinato la scomoda offerta e ora sono tranquillamente ospiti di una delle tante occupazioni abitative della città.)

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