La quiete prima della tempesta
Ennesimo – e forse uno degli ultimi? – “terzo martedì del mese”, il 19 marzo comincia con la notizia di uno sfratto eseguito alle 5 del mattino nel quartiere San Paolo. Più o meno alla stessa ora in via Rivarossa, via Palestrina, via Feletto, via Soana, via Elvo, via Lombardore e in via San Donato si costruiscono le consuete barricate di cassonetti per proteggere i portoni da eventuali attacchi della polizia. Ma per tutta la mattina non si vede un cane, a parte la Digos e qualche camionetta di passaggio.
Il rinvio in via San Donato è concesso prestissimo – alle 8 del mattino, un record – direttamente davanti al portone di casa dell’ufficiale giudiziario, che preferiva aprire in pigiama piuttosto che presentarsi di fronte al picchetto. Verso le 10 si avvista l’ombra dell’unico ufficiale giudiziario in circolazione nella Barriera di Milano: è in via Verres a concedere un rinvio, in una casa che non era neanche difesa da un picchetto.
Tra la constatazione che almeno in Barriera è in vigore una temporanea moratoria de facto, e il sospetto che questa calma nasconda qualche tranello, gli sfrattandi si recano all’Unep in corso Vittorio Emanuele. Per una volta armati di sole buone intenzioni, trovano ad attenderli una squadra di buttafuori della celere, che giustamente non li fanno neanche entrare: le porte dell’ufficio relazioni con il pubblico sono chiuse, se il pubblico non vuole aprire le sue all’ufficiale giudiziario.
Quando gli sfrattandi dall’Unep ritornano in Barriera, con la notizia che quel giorno non ci sarebbero stati né sfratti, né rinvii, un centinaio di solidali si muove in corteo per il quartiere per accompagnarli a casa al grido di «Sfratti a sorpresa? Lotta senza resa!» con la promessa che in ogni momento sarebbero tutti ritornati in fretta e furia per aiutarli a resistere, se e quando arriverà il momento.
La giornata sembra finita, ma nel pomeriggio presso la Fondazione Fulvio Croce in via Santa Maria 1 si tiene un dibattito sul tema quanto mai d’attualità delle “espropriazioni forzate”. Tra i relatori, spicca il nome del Dottor Marco Nigra, proprio lo stesso giudice che aveva decretato lo sfratto a sorpresa del 7 marzo in via Renier. Una ventina di malintenzionati, tra sfrattandi e solidali, riesce ad entrare e a interrompere bruscamente la sua relazione, per spiegare a lui e a tutti i presenti quel che pensano del noto articolo 610 (o sei-uno-zero, per involontaria ironia del legislatore), con la promessa di rivedersi ogni volta che se ne presenterà l’occasione, e il consiglio di chiedere al suo collega di partito Giancarlo Caselli su come fare ad evitare dibattiti pericolosi.