Fuga da Trapani Milo, furto al ristorante e sassaiola

Trapani, 27 marzo 2013
«Fuga dal CIE con rapina annessa
Otto già bloccati dai Carabinieri

La storia si ripete. Questa volta, sono circa quindici gli extracomunitari che nella notte tra il 25 ed il 26 marzo sono riusciti a fuggire dal Centro di Identificazione ed Espulsione di Milo, scavalcando il muro di recinzione e dileguandosi nelle campagne limitrofe. La tensione all’interno del CIE è alta si sa, ma da quei muri poco trapela. Ciò che trabocca è la voglia di fuggire ed a volte ci riesce come in questo caso anche se, a fermare la fuga di alcuni dei quindici disperati che hanno scavalcato il solito muro e percorso durante la notte a piedi la linea ferrata che porta da Trapani ad Alcamo, sono stati i carabinieri della Compagnia di Alcamo.
E’ l’alba quando alla Centrale Operativa dei militari arrivava una richiesta di intervento da parte di personale di un Istituto di Vigilanza privata che segnalava la presenza di possibili ladri all’interno del ristorante “Mediterraneo Segesta” all’interno della vecchia Stazione Ferroviaria di Calatafimi-Segesta. E’ lì che A. S., tunisino trentatré anni, stava facendo razzia di generi alimentari procurando anche svariati danni per l’ammontare di migliaia di euro al mobilio presente nel locale pur di riuscire a trovare qualcosa da mangiare e placare la sua fame. A. è stato il primo ad essere stato arrestato dai carabinieri di Calatafimi Segesta e della Compagnia di Alcamo intervenuti immediatamente sul posto. Per lui, colto in flagranza di reato, l’accusa è di furto aggravato. S., però non era solo.

I militari capiscono che si tratta di uno dei quindici evasi e iniziano a setacciare la zona circostante alla ricerca dei suoi compagni di sventura dileguati nell’oscurità con l’arrivo delle autovetture dei Carabinieri. Una vera e propria caccia all’uomo per la quale venivano fatte convergere sul posto altre pattuglie provenienti dalle Stazioni limitrofe di Castellammare del Golfo, Balata di Baida e Buseto Palizzolo. L’unione delle forze ed il loro dispiegamento sul posto faceva in modo che venissero rintracciati altri sette clandestini probabilmente rimasti in attesa di poter tentare la fuga salendo al volo su qualche treno in transito.
Tuttavia, mentre due di essi si consegnavano nelle mani dei Carabinieri, altri cinque ponevano resistenza iniziando a lanciare sassi contro i Carabinieri e cercando di guadagnare terreno. Una battaglia durata circa un’ora: da un lato i clandestini cercavano di respingere l’avanzata dei carabinieri lanciando pietre al loro indirizzo, dall’altro i militari cercavano di farli desistere con un atteggiamento passivo per non dover arrivare allo scontro fisico ma avvicinandosi sempre più a loro tanto da dargli la sensazione di essere circondati.
Una logorante azione di accerchiamento che dava finalmente esito positivo quando i cinque indietreggiando, incappavano nel fiume Gaggera. Per loro, oltre l’acqua gelida, non esisteva più alcuna via di fuga. A quel punto la resa era l’unica via da scegliere. Immediate le manette ai loro polsi. I cinque dovranno rispondere all’accusa di furto aggravato in concorso e resistenza a pubblico ufficiale.»

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