Accampamenti

29 aprile. Scaduti i dieci giorni di ospitalità offerti dalla Caritas, l’unica famiglia della Barriera sfrattata nella giornata del 16 aprile si accampa davanti al Municipio. Ad accompagnarli una quindicina di solidali: alcuni minacciano lo sciopero della fame, altri promettono di fermarsi a dormire con loro sul selciato. Dichiarano di non volersi muovere da lì finché qualcuno non darà loro una casa, un po’ nella speranza di ottenere un aiuto istituzionale un po’ per protesta. Un mese prima, difatti, un sottopiffero comunale aveva garantito loro che, se per vedersi assegnata una casa nuova bisognava aspettare e verificare e studiare la situazione e poi aspettare ancora, in ogni caso nessuno li avrebbe sfrattati. Si era dimenticato di aggiungere, l’uomo delle Istituzioni, che questa moratoria di fatto che vige da settembre in Barriera di Milano vale soltanto per chi si organizza per resistere e che senza la minaccia delle barricate la lotta si trasforma in richiesta di aiuto, richiesta che per di più… rischia di sprofondare nel vuoto.

Aggiornamento 30 aprile. Dopo ventiquattr’ore di protesta, gli accampati del 16 aprile ottengono soltanto minacce:  gli uomini delle Istituzioni spiegano loro che il Tribunale dei Minori è già stato allertato e che toglieranno loro i bambini se questi rimarranno di fronte al Municipio la notte. Ascolta la testimonianza di Mohamed, trasmessa da Radio Blackout direttamente da Piazza Palazzo di Città, oppure scarica il file mp3.

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2013/04/rbo_titanic_mohammed_comune.mp3]