Occupazione (e sgombero) in via Pisa

Sono le due e mezza di giovedì, quando il tam-tam dei solidali di Barriera e Porta Palazzo annuncia una nuova occupazione. È al numero 18 di via Pisa, in piena Aurora. È una struttura abbastanza grossa, con vari piani di uffici e due capannoni annessi, abbandonati da un bel po’: un bel posto per far rinascere “La Miccia”, sgomberata poco più di un mese fa. Passa poco più di un’ora, giusto il tempo di cominciare qualche lavoro e di far radunare un po’ di compagni davanti al portone quando, sorpresa!, arrivano le prime camionette. Uno sgombero deciso ed organizzato su due piedi: non si ha memoria di una situazione del genere in città in questi ultimi anni, e quindi occupanti e solidali vengono colti impreparati. Le camionette chiudono i quattro lati di via Pisa e di via Perugia intorno all’occupazione, la celere avanza a passo veloce verso la gente in strada, che non ha modo di difendersi e viene circondata facilmente. Gli occupanti salgono veloci sul tetto, ma le barricate non sono ancora pronte ed il tetto per di più è piatto e non consente alcuna resistenza ai celerini in arrivo. Nel giro di un’ora dall’arrivo della polizia è tutto finito, con poco meno di trenta persone identificate sul posto, le camionette che faranno la guardia all’edificio sgomberato ancora fino al giorno dopo, e la Digos a ronzare intorno ai luoghi di ritrovo dei compagni per tutta la notte. In serata, un piccolo corteo di compagni percorrerà le strade intorno per protestare – e questa volta la polizia si terrà lontana.

È presto, forse, per tirar fuori valutazioni definitive da questo episodio. Potrebbe essere, in effetti, che i questurini abbiano mangiato la foglia per tempo e abbiano avuto modo di organizzarsi con calma – e questo direbbe qualcosa sul livello di controllo messo in campo dalla repressione in città. Oppure potrebbe essere ancora che l’edificio in questione rivesta una qualche particolare importanza, che ignoriamo, giustificando un intervento tanto tempestivo – e questo direbbe qualcosa sulle capacità da parte della repressione di tutelare efficacemente e in qualsiasi momento snodi critici delle infrastrutture cittadine. Oppure, ancora, che in questo momento la Questura ha i mezzi a disposizione (almeno sei-otto camionette pronte ad intervenire, nel nostro caso) e l’ordine perentorio di stroncare subito ogni ripresa della lotta per le occupazioni e contro gli sfratti in quartiere, lotta sotto attacco già da un mese e mezzo. Ci sarà senz’altro occasione di farsi un’idea più chiara, e di riparlarne.