Quale pace?

Nuova e improvvisa rivolta nel Cie di corso Brunelleschi a Torino.  Nella notte tra domenica e lunedì i reclusi dell’area bianca, la più nuova e spacciata come super-sicura, si ribellano e incendiano i materassi. Presto altri fuochi vengono accesi nell’area gialla, nella rossa e nella blu. Durante la sommossa alcuni reclusi tentano la fuga: alcuni vengono subito ripresi, un altro cade e viene portato in ospedale ferito, un altro ancora invece pare proprio che sia riuscito ad evadere. Non si registrano invece arresti. E fino a martedì mattina i reclusi delle varie aree erano ancora accampati nei cortili, a causa dei danni inferti alla struttura.

Torino,  22 luglio 2013
«Protesta al Cie nella notte placata dalle forze dell’ordine
Gli immigrati hanno inscenato una protesta verso le 4.00 del mattino.
Le forze dell’ordine hanno riportato la pace entro un’ora»

Nuovi disordini al Cie di corso Brunelleschi. Verso le 4.00 del mattino, al centro per l’identificazione e l’espulsione di Torino è scoppiata una piccola sommossa, iniziata con il rogo di alcuni materassi. I disordini sono presto dilagati in buona parte del centro, rendendo necessario l’intervento delle forze dell’ordine.

Grida ed urla hanno echeggiato per il quartiere, arrecando disturbo a chi abita nella zona. All’esterno era tutto tranquillo: al contrario di come spesso accade, non c’è stato alcun attacco dei gruppi antagonisti, sicché la piccola sommossa si è potuta placare in fretta.

Dopo circa un’ora, al Cie è tornata la calma, ma i residenti continuano a sottolineare la necessità di spostare in periferia una struttura che penalizza il quartiere e genera continui disordini.

TorinoToday

«Sommossa al Cie. Devastata dai roghi l’area “anti-rivolta”
Notte di tensione nel centro per le espulsioni
Bloccati gli immigrati che cercavano di evadere
Danni ingenti nelle stanze appena ristrutturate»

Un’altra notte di rivolta al Cie. Incendi, poliziotti in assetto antisomossa, idranti, immigrati che scavalcano le recinzioni e tentano la fuga. Lo stesso copione che conti­nua a ripetersi da anni. Non fosse che la rabbia degli stranieri, questa volta, è esplosa nella “nuova” area bianca. Quella ristrutturata da poco con sistemi pensati proprio per “resistere” ai disordini. Letti avvitati ai pavimenti, tavoli della mensa in cemento, un tutt’uno con le fondamenta, impossibili da sradicare. Misure anti-rivolta che, però, l’altra notte non hanno impedito agli immi­grati di danneggiare seriamente la struttura. I posti letto a disposizione sarebbero rimasti appena sei, i muri anneriti, le stanze pittu­rate di fresco gravemente danneggiate.

I disordini sono scoppiati nel cuore della notte [tra domenica e lunedì], ed è subito scattato il piano di emergenza, sia all’interno che all’esterno della struttura, dove sono arrivate numerose volanti della polizia con gli agenti pronti ad intervenire in caso di evasioni. Evasioni che, a quanto pare, sarebbero solo state tentate. Gli immigrati si sarebbero arrampicati sulle ringhiere che separano le varie aree del Cie, ma sarebbero stati tutti bloccati prima che riuscissero a superare anche il muro che si affaccia su corso Brunelleschi e via Mazzarello.

All’interno, intanto, le forze dell’ordine, gli uomini dell’esercito e della Croce Rossa hanno domato le fiamme e la situazione è lentamente tornata alla calma. Gli stranieri dell’area bianca sono stati trasferiti in altri settori risparmiati dalle fiamme. Poi, [lunedì] mattina, è cominciata la conta dei danni. Danni, a quanto pare, molto ingenti. Che vanno ad aggiungersi a quelli delle altre rivolte e alle spese sostenute dallo Stato per gestire una struttura costata 14 milioni di euro.

A marzo […] i posti ancora disponibili, cinque anni dopo l’inaugurazione, erano poco più di un terzo del totale. «Settantaquattro su 180 – diceva il direttore – 39 per gli uomini, che erano al completo, 35 per le donne, che erano soltanto nove». Gli altri, 106, erano fuori uso. Le stanze vuote, le porte chiuse, le maniglie utilizzate dagli immigrati per stendere i panni su fili ricavati con teli di carta, più difficili da trasformare in cappio rispetto al nylon. Gli operai, allora, stavano terminando i lavori di ristrutturazione dell’area bianca, ritinteggiata di fresco, dotata di nuovi strumenti e televisori appena tolti dal cellophane. L’area “anti-rivolta”. La stessa che ora puzza di bruciato come le altre.

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