Milano (quasi) senza Cie

Potremmo definirlo “metodo isontino”: bruciare il Centro pezzo dopo pezzo, sezione dopo sezione – con metodo, appunto -, fino a produrne il sostanziale collasso o la chiusura. È stato sperimentato con continuità a Gradisca d’Isonzo già nel febbraio-marzo 2011, e lì si è riaffacciato con forza in questi mesi, determinando per due volte in due anni e mezzo lo svuotamento del Centro. Già allora aveva fatto scuola in tutti i Centri d’Italia, e lo sta facendo di nuovo ora. Oggi tocca a Via Corelli dove, in seguito agli incendi di questi ultimi mesi – l’ultimo ieri – il Centro sta per essere svuotato: da quel che sappiamo noi, sette reclusi verranno liberati, dieci sono stati arrestati, mentre gli altri saranno trasferiti in altri Centri (sempre che dopo la chiusura di Gradisca ci sia posto da qualche parte). Insomma, dopo Gradisca, Modena, Bologna, Crotone, Brindisi… ora anche Milano è (quasi) senza Cie.

Intanto vi segnaliamo da corso Brunelleschi la vicenda di un recluso, Elmaati Elbayed, che è in sciopero della fame da giovedì scorso. Come tanti altri, ha moglie e figli qua e nonostante questo lo vogliono deportare: fino ad ora la direzione del Centro ha risposto alla sua protesta con l’isolamento. Ma lui è determinato ad andare avanti.

Aggiornamento ore 23. Una ventina di solidali si ritrova fuori dalle mura del Cie di Torino per raccontare ai reclusi la rivolta di Milano. Per la verità nel Centro torinese la notizia era già arrivata e quindi il saluto rumoroso è stata un’occasione per sostenere le lotte dei reclusi con cori e battiture, accompagnati dai classici lanci di torce, petardi e palline da tennis con messaggi di solidarietà e bustine di maalox.

Aggiornamento 12 novembre. Arrivano le prime notizie dei reclusi reduci dall’ultima rivolta di Milano trasferiti in altri Centri: una quarantina sono arrivati a Trapani, e una quindicina, quasi tutti nigeriani, a Torino. A Milano restano meno di trenta posti disponibili, ma dal momento che la direzione del Centro già da tre anni vieta l’utilizzo dei telefoni cellulari, al momento è difficile capire quanti reclusi ci siano effettivamente. Sicuramente pochissimi, tanto che la Croce Rossa, per bocca del commissario lombardo Maurizio Gussoni, si lamenta pubblicamente per l’enorme ammanco di soldi causato dalle ultime rivolte.

«Ancora fiamme al Cie. Quattro settori inagibili: trasferiti 70 immigrati.
Quinto incendio in due mesi. Domenica alcuni ospiti del centro hanno bruciato lenzuola, asciugamani e materassi
Milano, 11 novembre 2013

Non si ferma la rivolta di via Corelli. In poco più di 60 giorni, siamo arrivati a quota 5 incendi nel Centro di identificazione ed espulsione a due passi dall’aeroporto di Linate. Ieri pomeriggio è andato in scena il solito copione: alcuni ospiti della struttura (quasi al completo) hanno dato fuoco a lenzuola, asciugamani e materassi (peraltro ignifughi) del settore D; per fortuna, i vigili del fuoco sono riusciti a domare il rogo in pochi minuti, mettendo in salvo, con l’aiuto degli agenti di polizia, gli immigrati che si trovavano all’interno di quell’area del Cie.
Il fumo sprigionato dalle fiamme ha saturato pure i settori C ed E, rendendoli «igienicamente inagibili»: muri anneriti, servirà un’imbiancatura per renderli di nuovo abitabili.
Nel frattempo, tutti gli inquilini di quella zona (una settantina in tutto) verranno immediatamente trasferiti in altri centri della Penisola, a seconda delle capacità ricettive. Tutti a eccezione di quelli che verranno incastrati dalle riprese delle telecamere interne di sorveglianza come autori materiali dell’incendio: gli investigatori stanno passando al setaccio i fotogrammi registrati dagli occhi elettronici per individuare i colpevoli.
Resta comunque l’emergenza: al momento, quattro dei cinque settori (da 28 posti ciascuno) sono inagibili, anche a causa dei precedenti episodi di danneggiamento. Concentrati tra il 7 e il 29 settembre scorsi, quando gli immigrati (9 arrestati) hanno dato alle fiamme per 4 volte il Cie. Prima la distruzione dei settori B e C, poi è toccato al settore A, infine altre due stanze devastate. In poche parole, è andato letteralmente in fumo il restyling della struttura terminato un mese prima.
Sui blog dell’area antagonista sono subito spuntati commenti entusiastici: «Il Ministero dell’Interno non ha fatto i conti con i reclusi…». Oggi, alla luce dell’ennesimo incendio, qualcuno tira in ballo il caso di Gradisca d’Isonzo, svuotato completamente cinque giorni fa proprio in seguito a una lunga serie di roghi che ne hanno di fatto azzerato l’agibilità.
Via Corelli come Gradisca? Il parallelo ci può stare, anche se dalla Prefettura tengono a precisare che i lavori non si fermeranno: a brevissimo verrà (ri)fatta la stima dei danni, poi si provvederà a reperire i fondi per (ri)mettere in sicurezza i locali. Insomma, il messaggio di corso Monforte è chiarissimo: il Cie di Milano non chiuderà.
Certo che la situazione rimane complicata anziché no, anche perché l’assenza di ospiti fa calare gli introiti per i gestori: con circa 60 euro al giorno a persona, si calcolano 50 mila euro in meno al mese per ogni sezione chiusa. Come se non bastasse, il contratto è scaduto. C’è da rinnovarlo: il primo bando abbassava a tal punto i costi pro capite (dimezzamento a 30 euro) che i responsabili della Croce Rossa (che ha attualmente in carico la struttura) hanno ritenuto di presentare un’offerta superiore alla base d’asta; l’altro concorrente, il Consorzio Oasi di Siracusa, che ha proposto 29 euro, è stato ritenuto poco credibile in virtù di problemi di bilancio e dei disservizi evidenziati nelle gestioni passate dei Cie di Modena e Bologna. Risultato? Nuovo bando con scadenza 22 novembre: stavolta la cifra a persona è stata alzata a 40 euro.
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 Il Giorno.it

«Rivolta al Cie : trasferiti in sessanta, dieci arresti
Cinque roghi in un mese, inagibili tre padiglioni
Milano, 11 novembre 2013

Non c’è pace al Cie di via Corelli. Domenica un nuovo incendio doloso, il quinto in poco più di un mese. Danneggiati tre padiglioni sui quattro agibili. Sessanta rinchiusi – su settanta presenti – nelle scorse ore sono stati trasferiti in altri centri di identificazione ed espulsione. A tarda ora la polizia ha eseguito una decina di arresti per le devastazioni. A San Vittore sono finiti nordafricani e cittadini medio orientali. L’INCENDIO – Le fiamme si sono levate attorno alle 14,30. Immediato l’intervento dei pompieri e della polizia. Tutti sono stati portati in cortile. I devastatori hanno dato alle fiamme materassi e tutto quanto poteva prendere fuoco. Dopo le distruzioni dei mesi scorsi il Cie (che a pieno regime contiene 132 ospiti) era stato parzialmente ristrutturato. Domenica l’ennesima protesta. Secondo alcuni investigatori è come se ci fosse una strategia occulta per alzare il livello di contestazione. ] Non c’è pace al Cie di via Corelli. Domenica un nuovo incendio doloso, il quinto in poco più di un mese. Danneggiati tre padiglioni sui quattro agibili. Sessanta rinchiusi – su settanta presenti – nelle scorse ore sono stati trasferiti in altri centri di identificazione ed espulsione. A tarda ora la polizia ha eseguito una decina di arresti per le devastazioni. A San Vittore sono finiti nordafricani e cittadini medio orientali.
Le fiamme si sono levate attorno alle 14,30. Immediato l’intervento dei pompieri e della polizia. Tutti sono stati portati in cortile. I devastatori hanno dato alle fiamme materassi e tutto quanto poteva prendere fuoco. Dopo le distruzioni dei mesi scorsi il Cie (che a pieno regime contiene 132 ospiti) era stato parzialmente ristrutturato. Domenica l’ennesima protesta. Secondo alcuni investigatori è come se ci fosse una strategia occulta per alzare il livello di contestazione.»

Il Corriere