Torino, Chiomonte
(Dopo il primo veloce resoconto dell’altra notte, scritto in piedi tra un blocco e l’altro, eccovi un riassunto più ordinato delle vicende legate agli arresti di lunedì mattina.)
Scrivevamo alcune settimane fa di come le inchieste che stanno cercando di ripulire le strade di Porta Palazzo e della Barriera di Milano dalla presenza di anarchici siano fortemente intrecciate con quelle che tentano invece di stroncare il Movimento No Tav.
Un po’ perché i Pm sono gli stessi, il duo Padalino-Rinaudo con l’occasionale collaborazione di Ausiello, ed il loro peso specifico nel tribunale torinese è cresciuto in maniera consistente proprio per il ruolo affidatogli a livello nazionale nella battaglia contro il Movimento No Tav; un po’ perché anche i compagni colpiti sono spesso presenti tanto nelle strade di Torino quanto nei sentieri di Chiomonte.
Purtroppo le nostre parole si sono rivelate quanto mai azzeccate e puntuali, e nostro malgrado portatrici di sventure. Giusto tre giorni fa, infatti, sono stati spicccati quattro mandati di cattura contro un compagno di Milano, Mattia, arrestato in un appartamento occupato della sua città e contro tre compagni di Torino che vivevano tutti nella casa occupata di via Lanino a Porta Palazzo. Chiara è stata arrestata in casa e al suo appartamento sono stati apposti i sigilli di sequestro. Durante l’operazione in via Lanino effettuata da una trentina di agenti in borghese e sostenuta da altrettanti celerini, una compagna del tutto estranea alla faccenda è stata per diverso tempo lasciata ammanettata in un appartamento senza motivo. Claudio invece non era acasa perché è uno dei banditi mandati via da Torino da quasi due mesi ed è stato catturato dopo alcune ore fuori città. Nicco poi si trovava già in carcere dalla fine di ottobre. Altre perquisizioni sono state poi effettuate in una casa di montagna fuori Milano “nella disponibilità” di Mattia, in una casa nella provincia di Teramo, in cui viveva un paio d’anni fa Chiara e in altre due case a Torino e dintorni senza alcun apparente motivo.
L’inchiesta coordinata dal duo di Pm di cui sopra riguarda un’azione contro il cantiere di Chiomonte avvenuta tra il 13 e il 14 maggio, quando alcuni no tav, scendendo all’improvviso dai sentieri circostanti, sono riusciti ad entrare nel cantiere e danneggiare con delle bottiglie molotov alcuni macchinari e attrezzature. I reati contestati sono: attentato con finalità terroristiche, atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi, danneggiamento a mezzo di incendio, violenza contro pubblico ufficiale, detenzione di armi da guerra. Accuse particolarmente gravi e roboanti che nascondono il fatto che in realtà durante quest’iniziativa nessuno ha riportato il benchè minimo graffio, tanto che neanche le forze dell’ordine, abitualmente avezze a farsi refertare anche la rottura di un’unghia, non hanno richiesto alcun giorno di convalescenza.
Intanto la solidarietà nei confronti dei quattro compagni comincia a mettersi in moto, un corteo con blocchi, scritte e danneggiamenti di banche ha percorso le strade della Barriera e di Porta Palazzo nella prima serata di lunedì. Alcune ore dopo a qualche decina di chilmetri di distanza, a Susa, compaiono striscioni di solidarietà. La mattina dopo gli avvocati si recano alle Vallette per incontrare i compagni e li trovano in buona salute e su di morale. La sera a far visita ai quattro è invece un gruppo di solidali che con urla e petardoni rompe i silenzio che avvolge i dintorni del carcere, soffermandosi prima davanti al blocco femminile e poi davanti a quello in cui si trovano Nicco, Claudio e Mattia. Il prossimo appuntamento è ora per sabato alle 17 e 30 al capolinea della linea 3 in prossimità del carcere.