Facce note e velate minacce

Ancora sfratti nella Barriera di Milano. Questa volta tocca ad un appartamento di Corso Vercelli abitato da una donna marrocchina e da suo figlio.
Mentre dentro casa ci sono solo poche persone, un gruppetto di solidali più numeroso aspetta l’arrivo dell’ufficiale giudiziario “dietro l’angolo”, pronto ad intervenire solo in caso di estrema necessità. Come oramai è abitudine da qualche mese a questa parte, chi è in casa cerca di strappare un rinvio senza bisogno di svelare la resistenza nascosta dal momento che, una volta rivelatasi, porta quasi automaticamente ad una sospensione dello sfratto. Questa volta però il padrone sembra proprio intenzionato a non concedere alcun rinvio, al punto che già prima delle otto del mattino, sotto una abbondante nevicata, aspetta in strada in compagnia del fabbro e del camion dei traslochi.

Alle dieci e mezza arriva Gabriele Catalano, l’ufficiale giudiziario, scortato dai carabinieri che pretendono di entrare in casa per verificare che non ci sia nessuna faccia nota nascosta tra le mura domestiche. Da un po’ di tempo infatti, si percepisce una certa paranoia da parte degli ufficiali giudiziari che vivono col terrore di incontrare sui loro passi i gruppi organizzati contro gli sfratti, e scappano a gambe levate appena c’è una situazione “in odore” di resistenza.
Entrati in casa i carabinieri guardano dappertutto: in bagno, nello sgabuzzino, sul balcone, e una volta constatato che oltre alla sfrattanda e alle sue amiche velate non c’è nessuno di “noto” decidono… di eseguire lo sfratto e intimano alle presenti di lasciare subito l’appartamento. Le vivaci proteste delle signore colgono un po’ alla sprovvista i solerti tutori della proprietà privata, che un po’ in imbarazzo, si rimbalzano le responabilità per l’ingrato compito di mettere per strada una donna in una fredda e nevosa giornata di gennaio. C’è il carabiniere che dà la colpa “al sistema”, chi al Comune che fa troppo poco, chi al padrone di casa troppo solerte, ma alla fine la casa è di chi l’ha comprata e lo sfatto va eseguito con le buone o con le cattive, con il sole o con la neve. L’ufficiale giudiziario si riprende bene dal suo attimo di debolezza e minaccia parlando di possibili denunce e sicura perdita del permesso di soggiorno se non si fa come lui dice e i carabinieri assicurano di non farsi scrupoli a prendere di peso le signore per portarle fuori a forza.
Ma i conti che si sono fatti si dimostrano evidentemente errati. All’improvviso giungono dalla tromba delle scale grida e slogan. Carabinieri ed ufficiale escono dall’appartamento e si trovano faccia a faccia con una quindicina di solidali arrivati di corsa e pronti a strappare un rinvio. Ma la sua sorpresa più grande quando una delle donne di casa, che fino a quel momento era stata in un angolo giocando col cellulare con fare remissivo, cala il velo e si palesa come una delle tante facce conosciute della lotta contro gli sfratti. Infatti, mentre le signore distraevano l’ufficiale con sceneggiate varie, quest’ultima, proprio sotto il suo naso e abilmente cammuffata, mandava messaggi ai solidali vicini indicando il momento giusto per intervenire. Così, preso alla sprovvista, il proprietario si dilegua, mentre l’ufficiale giudiziario, messo all’angolo, non può scappare e concede tremante un rinvio di un paio di mesi.
Dato il rinvio carabinieri e ufficiale tolgono in fretta il disturbo e si allontanano, per tornare però dopo una mezz’ora nel goffo tentativo di identificare i “resistenti” che in gruppo si stavano allontanando dall’abitazione. Forse i carabinieri avrebbero preferito procedere all’identificazione in casa e lontano da occhi indiscreti, fatto sta che ci hanno pensato troppo tardi e si ritrovano a chiedere i documenti per strada, sotto la neve, creando loro malgrado un blocco improvviso della circolazione e rendendosi così ancora più ridicoli. Alla fine mollano il colpo senza aver preso neanche un documento e collezionando l’ennesima magra figura della giornata.
Anche per gli ufficiali giudiziari poi non deve essere stata una bella giornata, visto che d’ora in avanti si troveranno costretti a frugare addirittura sotto i veli delle signore per poter lavorare tranquilli.

Ascolta un racconto della resistenza, oppure scarica il file mp3.

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2014/01/macerie_31012014_minacce_velate.mp3]