Fuori dalla (prima) gabbia

Da questa mattina, i prigionieri del Cie di Trapani hanno dato vita ad una grossa protesta: in massa, hanno scavalcato il primo cancello che li tiene prigionieri e si rifiutano di rientrarvi fino a che non otterranno di parlare con il Direttore del Centro. Protestano perché da circa una settimana il Centro è in smobilitazione – come sapete deve chiudere per essere ristrutturato -, i richiedenti asilo sono stati trasferiti in un Cara, e loro sono rimasti chiusi dentro in una situazione di semi-abbandono: i gestori sono scomparsi e mancano i detersivi, il sapone, la carta igienica, manca la corrente nelle camerate e anche il cibo arriva in maniera irregolare. Ora sono lì, circondati dalla polizia e dai soldati, ma non si muovono; da parte sua, il Direttore è scappato.

Ascoltate il racconto di uno di loro:

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Anche in lingua araba:

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Aggiornamento 18 marzo. Dopo le promesse di alcuni funzionari e la consegna di un po’ di materiale per l’igiene personale la protesta è rientrata. Giusto oggi un quotidiano locale ha annunciato che probabilmente il CIE non chiuderà per lavori di ristrutturazione come annunciato qualche mese fa dal Prefetto: dal Viminale è arrivato l’ordine di tenerlo aperto, e nei prossimi giorni si capirà a chi sarà affidata la gestione. Gira voce che ci penserà la Croce Rossa, ma intanto a tenere a bada la cinquantina di senza-documenti reclusi nel Centro – a fronte di una capienza ufficale di quasi duecento posti – ci stanno pensando, da soli, polizia e militari.