Minacce e promesse al Cie di Torino

Dopo periodo di calma apparente, a distanza di un mese dagli ultimi grandi incendi, sale di nuovo la tensione nel Cie di Torino. Nelle ultime settimane i funzionari di Polizia e Croce Rossa erano riusciti a tener calmi i pochi reclusi rimasti con i soliti metodi questurini: minacce di arresti per chi si fosse azzardato a ribellarsi; improbabili promesse di un’imminente liberazione per tutti, visto che l’ultima gara d’appalto per la gestione del Centro di corso Brunelleschi era andata deserta. Ma ieri pomeriggio la situazione per un attimo è di nuovo sfuggita di mano. Di ritorno da una visita medica, un recluso dell’area blu scopre che la direzione del Centro ha deciso di non riportarlo in sezione con gli altri: per lui si aprono le porte dell’ospedaletto, una sorta di anticamera dell’isolamento. Da subito iniziano le proteste del recluso e dei suoi compagni di sezione che non vedendolo tornare temevano fosse stato espulso. Gli animi si scaldano quando un funzionario della questura risponde malamente ai reclusi dell’area blu che chiedevano spiegazioni: in tutta l’area inizia un gran casino fatto di urla e battiture. Intanto il recluso, dopo un lungo tira e molla con il direttore, decide di sbattere la testa contro il muro provocandosi una vistosa ferita. Per evitare ulteriori casini, la polizia accetta di farlo medicare e di rimandarlo in sezione, dove intanto tutti i reclusi dell’area, una quindicina in tutto, hanno deciso di iniziare da ieri sera uno sciopero della fame.

Aggiornamento ore 16. Continua nel Cie di Torino lo sciopero della fame dei reclusi, che hanno rifiutato i pasti sia a colazione che a pranzo. Ascolta il racconto sui fatti di ieri e sulla situazione dentro al Centro in questi giorni:

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Aggiornamento ore 20. Una ventina di solidali si raduna fuori dalle mura del Centro per un veloce saluto: dieci minuti di cori, battiture e petardoni, per ricordare ai reclusi in lotta che non sono soli.