Bugiardi, o no

 

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Dopo la magra figura del sindaco Piero Fassino, che aveva spergiurato di non aver fatto un inurbano ditone ai contestatori durante la commemorazione del Grande Toro di dieci giorni fa, e quella altrettanto magra di Antonio Rinaudo e del suo staff, che avevan spergiurato su aggressioni tanto impeccabili quanto false, il candidato governatore Sergio Chiamparino ha pensato bene di risollevare l’immagine del suo partito e, per una volta, di dire la verità: che lui e i suoi stan dalla parte dei padroni e dei banchieri, che libertà e democrazia non viaggiano affatto a braccetto e che il pugno di ferro contro il movimento valsusino è un avvertimento verso chiunque voglia riprendere in mano la propria vita. Qui di seguito il testo di una sua lettera agli elettori piemontesi, affissa sembra in decine e decine di copie sui muri della città.

«Cari Piemontesi,

dopo un’esperienza molto gratificante e remunerativa al timone della Compagnia di Sanpaolo, ritengo sia mio dovere ritornare sulla scena politica della nostra amata regione: siete la mia famiglia e avete bisogno di me. E proprio come un padre con i suoi filgli, voglio intanto condividere con voi una mia grande preoccupazione.
Ciò che mi affligge è l’avversione sempre più manifesta e diffusa contro il Partito che io rappresento, il Partito Democratico. Non si contano i gesti di ostilità che ci hanno colpito: ultimi in ordine di tempo i tafferugli durante il corteo del Primo maggio e prima i numerosissimi danneggiamenti delle nostre sedi, non solo a Torino ma in tutta Italia. Perhè tanto odio?
E’ presto detto: siamo accusati di essere i mandanti morali dell’arresto di quattro pericolosi terroristi NoTav e delle tante iniziative giudiziarie che la procura torinese sta conducendo con coraggio e abnegazione contro quei violenti che si nascondo tra gli oppositori dell’alta velocità. Cari piemontesi: il Pd si è schierato senza indugi a favore dell’alta velocità perchè questa è un’opera di straordinaria importanza che garantirà alla nostra città e alla nostra regione un posto in prima fila sul palcoscenico europeo. Ma non è solo per questo che invochiamo il pugno di ferro contro chi vi si oppone: quella che si sta svolgendo in Val di Susa, come sosteneva con acume da statista d’altri tempi il mio collega Pierluigi Bersani, “non è più una battaglia per un treno, ormai è in gioco la democrazia”.
In quella piccola e insignificante valle, infatti, una piccola e insignificante popolazione si vuole arrogare il diritto di decidere cosa sia meglio per sé, senza tenere in alcun conto ciò che è stato già deciso da politici, banchieri ed imprenditori. E cos’è la democraziooa se non il nostro governo, il governo dei padroni? E dovremmo perdere il nostro tempo per colpa di quattro bifolchi?
Secondo questi presuntuosi montanari esiste una differenza tra ciò che è giusto e ciò che è legale. E ritenendosi nel giusto hanno provato ad ostacolare in ogni modo la realizzazione dell’alta velocità, arrivando persino a danneggiare ed incendiare mezzi delle ditte coinvolte nell’affare. E, peggio ancora, a vantarsene pubblicamente. Che qualcuno non sia d’accordo con le decisioni prese da politici ed imprenditori passi: le opinioni differenti sono il sale della democrazia. Ma che queste si trasformino in opposizione concreta a quanto deciso sotto il giusto impero della legge, questo no!
Dove andremmo a finire se questo esempio pernicioso si diffondesse fuori da quella valle di testardi? Chi si piegherebbe più agli interessi dei proprietari nelle poche fabbriche ancora aperte, nelle ditte di trasporto, o nei call center? Chi, nelle nostre città, accetterebbe mai di venire sfrattato dalla propria casa? Chi, addirittura, si rassegnerebbe a pagare l’affitto ai palazzinari che han costruito i nostri bei quartieri, o il mutuo alle banche? O a pagare la luce, il riscaldamento o il cibo stesso, ora che gli industriali hanno trovato paesi migliori per i loro investimenti, e qui di soldi ne gireranno sempre meno?
Al solo pensiero mi si accappona la pelle, sono certo che possiate capirmi.
Questo allora è il mio impegno prioritario, la mia promessa: se diventerò vostro governatore non permetterò che simili incubi diventino realtà. Non permetterò agli uomini e alle donne che vivono in questa regione di farsi confondere dall’esempio che arriva dalla Val di Susa, non permetterò a nessuno di decidere sulla propria vita. Per decidere sulle vostre vite basto io: ve lo garantisco.

Sergio Chiamparino»

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