Tagli e rivolta

Due ragazzi sudamericani, rinchiusi nel Cie di Ponte Galeria da circa un mese ed evidentemente esasperati dalle condizioni in cui vivono all’interno del Centro, avevano richiesto qualche giorno fa di farsi rimpatriare. Non capendo perché non arrivasse il nullaosta dalla loro ambasciata, unico documento che a detta dell’amministrazione del Cie mancava per avviare le pratiche di rimpatrio, ieri ottengono, uno ingoiando una lametta e l’altro tagliandosi le braccia, il permesso di contattarla. Dall’ambasciata rispondono che a loro non è arrivata alcuna richiesta dal Centro e che dunque non sanno nulla della loro situazione. Uno dei due reclusi, sentendosi preso in giro, comincia a tagliarsi in più parti del corpo per protesta, davanti all’indifferenza e allo scherno degli agenti di polizia presenti nel Cie. La rabbia dilaga quindi tra i reclusi: alcuni si arrampicano sui tetti delle camerate e altri cominciano ad appiccare fuochi, con coperte e materassi, vicino ai cancelli di accesso alle aree, per ostacolare un possibile ingresso della polizia.

Le forze dell’ordine, presenti in forze, faticano non poco per fare rientrare la situazione, utilizzando un idrante per spegnere i fuochi e una squadra di agenti antisommossa per riuscire a rinchiudere i reclusi dentro le proprie camere. Solo allora il ragazzo che si era tagliato viene medicato e riportato nella sua cella. Per evitare altri momenti di tensione la cena viene servita ai reclusi nelle loro camere e non nella mensa comune.

Di seguito il racconto fatto da uno dei ragazzi rinchiusi nel Cie.

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2014/09/rivolta-roma-5-9-14-1.mp3]

Sempre nel Cie romano, un ragazzo nigeriano, che è in sciopero della fame da 17 giorni,  è stato trasportato stamattina in ospedale e lì costretto ad alimentarsi via flebo.