Giardini Ex-Gft in concerto

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Capita sovente di trovare alle fermate del tram 4 di Corso Giulio vecchie copie di giornali dozzinali come “Cronaca Qui”. Nonostante il ripudio iniziale che si può provare, è sempre interessante buttare un occhio alle notizie di cronaca e constatare quale immagine della città vogliano tratteggiare. Qualche settimana fa abbiamo beccato in una di queste occasioni un articolo, frutto dell’ennesima penna fine, che riporta in auge uno degli argomenti preferiti di questa testata: il degrado dei Giardini Ex Gft, quelli tra Corso Giulio e Corso Vercelli.
Il copione è sempre lo stesso: spaccio, bivacco e risse tra ubriachi sarebbero l’incubo principale dei rispettabili abitanti di Aurora e Barriera di Milano. La divisione sociale che viene propinata ormai da tempo è quella tra gli abitanti impegnati dignitosamente nella rivalutazione in corso e coloro che non saranno mai adatti a un’immagine pacificata di quartiere multiculturale.
A differenza però dei tanti articoli usciti in precedenza, qui si riporta la soluzione della Circoscrizione 7, una proposta che non stupisce gli occhi attenti alle trasformazioni in atto nei quartieri a nord di Porta Palazzo: muri e recinzioni a impedire che strade e parchi siano attraversati da tutti. La stessa sorte sarebbe destinata anche a questi giardini, in continuità con la gestione dello spazio che si sta affermando negli ultimi anni, soprattutto laddove circolano i discorsi della riqualificazione.

Rimanendo nei paraggi, il simbolo più evidente è stato quello della mongolfiera che con le sue recinzioni ha sostituito, nonostante le numerose proteste, i giardinetti di Piazza Borgo Dora che erano un sentito punto di socialità di chi vive nelle vicinanze.
Non mancano, tuttavia, altri segni che raccontano una nuova visione anche per gli spazi all’aperto. Infatti i nuovi agglomerati residenziali che sorgono da queste parti non prevedono più giardinetti rionali perché nello spazio privato dei condomini sono incluse vaste zone verdi; le piazze concepite dagli ultimi piani urbanistici sono ricavate tra gli ipermercati e con una prospettiva chiusa da labirinti di vetrine e dal controllo dei metronotte; muri e reti innalzati lungo la Dora sono barriere che impediscono di passare la notte sotto ai ponti (ai ricchi come ai poveri, avrebbe detto Anatole France); i parchetti e le strade smart in cui sedersi e usufruire del wi-fi non sono che l’anticamera videosorvegliata a cielo aperto di aziende e istituti di formazione delle giovani élites.
Le trasformazioni dello spazio urbano risultano ancora una volta uno strumento essenziale di governo della popolazione.
Dunque non dicono il falso le fini penne di “Cronaca qui” e degli altri quotidiani locali quando parlano di una contesto insostenibile, perché questo è proprio il frutto della fase di transizione verso una nuova concezione di quartiere, in cui i tentativi di sopravvivenza di molti degli attuali abitanti non sarebbero più tollerati. La frattura a cui assistiamo non è però quella della loro retorica comoda, che vuole dividere questi ultimi, additati come agenti del degrado, da chi con fatica paga un mutuo o un affitto sempre più alto. La frattura è quella di classe che in quartiere divide le prestigiose scuole per scrittori dai palazzi fatiscenti sotto pignoramento, le nuove aziende hi-tech da chi non arriva a fine mese, coloro che si prestano a vivere in un Social Housing della San Paolo da chi non è più disposto a pagare un affitto, chi beve un cocktail in un dehor durante il Baloné da chi beve una birra al parco.
Tuttavia è necessario chiarire che non si vuole fare un’apologia del cosiddetto degrado e della complessità delle situazioni quotidiane legate ai tentativi di sopravvivenza nella povertà. Piuttosto è necessario evidenziare lo stretto intreccio tra riqualificazione e degrado, che sono strategia e conseguenza della governance urbana in un alternarsi di investimento e disinvestimento territoriale.
Con questa consapevolezza è importante disegnare una mappa di strade, case e piazze che sia specchio di relazioni sociali in lotta contro quelle promosse nei nuovi centri produttivi e dalle grandi fondazioni bancarie, e che riesca anche a superare le dinamiche della guerra tra poveri. Per cui occupare un palazzo lasciato vuoto su cui è previsto un grosso investimento immobiliare, rubare il materiale da un cantiere aziendale, continuare ad animare un parchetto che l’amministrazione pubblica vuole chiudere, diventano segni inequivocabili di una geografia diversa rispetto a quella che vogliono imporre e che va a intaccare il fondamento economico in base al quale è stata pensata.

Il 24 settembre a partire dalle ore 16.00 i giardini Ex-Gft saranno animati da un concerto e da alcuni skaters. Qui puoi vedere la locandina dell’iniziativa.