Sugli scioperi della spesa

C’eravamo lasciati con la notizia che il 10 settembre sarebbe iniziato uno sciopero della spesa anche nel carcere di Asti, per protestare contro l’aumento del prezzo delle bombolette del gas.  Lo sciopero ha avuto luogo, ma con una partecipazione un po’ inferiore rispetto alle attese: la decisione di tirarsi indietro della sezione di Alta Sorveglianza ha minato l’unità e fatto prevalere lo scetticismo. Ad astenersi dalla spesa sono stati una quarantina di detenuti, la cui protesta si è spenta nel giro di un paio di settimane.

Diversa la storia di Aosta, dove la protesta, iniziata a fine agosto e portata avanti dalla stragrande maggioranza dei detenuti, si è andata via via affievolendo. La mancanza di scorte, dovuta al poco tempo in cui è stato organizzato lo sciopero, ha via via ridotto sempre più il numero dei detenuti che si astenevano dalla spesa, fino a farne rimanere pochissimi, che alla fine, pochi giorni fa, hanno terminato anche loro la protesta.

Uno sciopero della spesa contro il rincaro del gas è avvenuto poi anche a Vercelli, dove per due settimane, sia nelle sezioni femminili che in quelle maschili, la gran parte dei detenuti non ha acquistato alcun prodotto dal sopravvitto. La protesta  è poi rientrata anche qui senza ottenere nulla.

Proteste più o meno brevi che non hanno ottenuto nulla. Questo sembra essere il bilancio. Ma, anche senza ottenere alcun risultato immediato, questi scioperi ci danno qualche indicazione, utile da cogliere.

I secondini hanno cercato in tanti modi di dissuadere i detenuti dall’iniziare (o proseguire) lo sciopero della spesa, segno che questo genere di proteste può pesare sull’amministrazione penitenziaria e sui profitti legati alla carcerazione.
Abbiamo notizia che, almeno ad Aosta, parallelamente, sono state messe in atto altre piccole forme diverse di protesta, perchè la lotta moltiplica l’attenzione e la fantasia, oltre a spezzare la monotonia della vita carceraria.
Una riflessione andrebbe fatta anche sull’apporto che da fuori si può dare a una lotta come questa. L’aumento del prezzo delle bombolette del gas ha toccato diverse carceri del Belpaese, ma questa notizia, se non fosse partito lo sciopero a Brissogne, sarebbe passata sotto silenzio.

Valide indicazioni per lottare dentro e fuori. Specie se si riuscirà a tener conto dei limiti emersi da queste esperienze.