Un sabato da Baricco

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La Scuola Holden ieri ha festeggiato il suo primo anno per queste strade con la presentazione di un docu-film sugli espedienti di viaggio di chi non ha i documenti. Mentre dentro si sprecano parole pietistiche sulle stragi di Lampedusa, poco più avanti, ai giardini di via Montanaro, ecco l’ennesima caccia all’uomo atta a ripulire la zona per giovani scrittori, designer e investimenti hi-tech. Risulta certamente facile guardare le immagini delle stragi in mare in un bell’edificio ristrutturato come la scuola in questione, sentire la coscienza ripulita dal facile colpo di spugna dei democraticismi dell’antirazzismo; questione ben più onerosa è invece quella di lottare affinché chiunque possa attraversare frontiere o la strada sotto casa senza essere deportato o arrestato.

A chi entrava nella Holden di Baricco è stato distribuito questo volantino, che cerca di chiarire la complementarietà tra il securitarismo alle frontiere e le politiche sull’immigrazione che si articolano in città, soprattutto nei quartieri in cui circolano i discorsi della riqualificazione.

Frontiere lontane, frontiere vicine

 Questo edificio in cui state entrando, sede della scuola Holden, fino a pochi anni fa era abbandonato. Più volte occupato, è stato spesso rifugio per persone senza una casa così come i giardini qua davanti dove adesso sorge la mongolfiera. A chi non vive ogni giorno questo quartiere possono apparire come trasformazioni atte a migliorarlo e a renderlo più gradevole alla popolazione. Ma la vivibilità tanto promossa da questi nuovi centri culturali non è compatibile con la vita di chi in questa città è sprovvisto di documenti, di denaro o di una casa in cui vivere.
Questa nuova piazza pulita e pavimentata appare deserta rispetto ai venerdì sera e i sabati di qualche mese fa: persone sedute sulle panchine a chiacchierare, venditori di ciarabattole con i loro teli stesi per terra, bambini che giocavano sulle altalene. Questa piazza era una parte del mercato delle pulci del sabato che anima le vie di Porta Palazzo e spazio fondamentale d’incontro per chi non può, o non vuole, stare seduto nei dehors dei locali alla moda che stanno sorgendo in quartiere.
Se stasera ma sopratutto stamattina avete visto la piazza vuota è perché le camionette della polizia hanno passato lunghi mesi a presidiarla affinché nessun venditore abusivo potesse mettere giù le sue mercanzie. Se è vuota è perché le retate atte a controllare chi dormiva sulle panchine si sono ripetute con una frequenza costante. Se non sentite più i bambini giocare nei giardini è perché all’ingresso è stata messa la biglietteria della mongolfiera il cui costo oneroso è accessibile solo ai turisti.
Ci fa quindi sorridere amaramente che qualcuno parli dei problemi dei senza documenti in questo luogo per studenti privilegiati ben sapendo che è stata proprio l’apertura della scuola la principale causa della repressione dei poveri e degli immigrati che prima vivevano questa piazza. Con la stessa amarezza ci fa sorridere la buona coscienza di chi pensa di risolvere il problema educando culturalmente all’antirazzismo. Ma il problema come è ben osservabile non è lo straniero in sé, di turisti ne vediamo molti di varie nazionalità; il problema è chi, al di là delle sue origini, è povero.
Infatti espellendo un mercato abusivo si sottrae una fonte di sostentamento a chi non ha i documenti, rendendo una piazza deserta si facilita il lavoro di chi quotidianamente va a caccia di clandestini, chiudendo gli spazi aperti si apre la strada alla socialità a pagamento.
Così diventa chiaro che i confini dell’Europa non sono solo nel mare ma anche nelle strade, nelle piazze, nei centri di detenzione (Cie) delle città in cui viviamo, che la gente non è solo costretta a scappare dai conflitti bellici, ma anche dai quartieri in via di riqualificazione dove la presenza violenta della polizia e quella arrogante di chi ha i soldi rappresenta la continuazione della medesima guerra agli esclusi.
Che poi la missione culturale in questo quartiere sia guidata da Baricco, noto sostenitore delle politiche del Pd ci spiega quali siano le reali intenzioni delle iniziative che promuove.
Un partito che in nome del profitto respinge la gente in mare, devasta valli, sgombera case, mette in galera chiunque è in grado di mettere in campo un’ opposizione reale.
Il sorriso amaro di chi conosce la storia di questa opposizione, forse meno letteraria, di queste strade è però rinfrancato da tutti coloro che non lontano da qui decidono di organizzarsi per resistere a uno sfratto, spostarsi per continuare a tenere un banchetto abusivo, opporsi a una retata, evadere dal Cie, o meglio dargli fuoco.