Questione di punti di vista?

Che la passeggiata antidegrado annunciata da Patrizia Alessi potesse essere una ben misera iniziativa, ce lo si poteva aspettare. Una ventina di persone ferme ai giardinetti ex-Gft a lamentarsi della spazzatura, dello spaccio e delle occupazioni di case. Inaspettato e per molti versi interessante ciò che invece questa passeggiata ha innescato, il modo in cui una piccola iniziativa come questa è riuscita a modificare un angolo di strade anche solo per qualche ora. E non certo nella direzione sperata dai Fratelli e dalle Sorelle d’Italia.

Per prima cosa, già dalle sette la zona intorno ai giardini viene invasa da un buon numero di camionette e da agenti in borghese, evidentemente interessati a mostrare che, se vogliono, possono tenere tutto sotto controllo, anche un quartiere “degradato” come Aurora. In un attimo la strada si svuota: chi abitualmente staziona agli angoli delle strade si defila senza dare nell’occhio, i proprietari dei vari market osservano con circospezione quello che può accadere, le signore coi bambini fanno il giro largo per non passare nelle vicinanze degli uomini in divisa.

Se non sono molte le cose che accomunano chi abita queste strade, una cosa è chiara per tutti, o almeno per tutti quelli che cercano di arrangiarsi per sopravvivere: la polizia è qualcosa da cui è saggio stare alla larga. Una saggezza popolare, si potrebbe dire, la saggezza di chi sa, per averlo vissuto sulla propria pelle, che di norma il poliziotto porta molti più problemi di quanti pretenda risolvere. E non serve essere dei “professionisti del crimine” per saperlo. Basta aver avuto problemi con i documenti, un affitto o una bolletta non pagati, uno scontrino non battuto o aver avuto la tentazione di rubare qualcosa che non ci si potrà mai permettere. Per tutti questi la polizia è tutt’altro che lontana. E’ anzi ben presente ogni giorno e sempre per difendere gli interessi di qualcun altro. Un qualcun altro ben rappresentato dai quattro gatti e dai loro amici che volevano “riprendersi il parchetto”.

Ecco quindi da una parte la polizia e i cittadini contro il degrado; dall’altra invece un gruppetto di una quarantina di persone, che con striscione e volantini indicano che il problema non sono gli “ubriaconi”, ma chi si scandalizza se vede la vetrina di un supermarket spaccata e non vede la violenza di chi viene sbattuto fuori casa perché non riesce a pagare l’affitto. O chi si intenerisce guardando le persone in fila per mangiare alla mensa del Cottolengo ma non sopporta chi pensa che rubare il cibo in un negozio sia molto meno degradante che elemosinarlo.

La polizia però sembra non apprezzare la piccola iniziativa di contestazione e azzarda una carica su chi distribuisce volantini sul marciapiede al lato della via. Alcuni riescono a scappare mentre altri vengono circondati e chiusi contro la vetrina di un negozio. In breve tempo la situazione si anima. Chi è schiacciato nel cerchio dei celerini urla ai passanti quello che sta avvenendo, mentre chi è scampato alla mini retata comincia ad intonare cori e scandire slogan contro la polizia. La notizia gira tra le vie del quartiere e comincia ad arrivare gente. Chi era rimasto a lato a osservare la scena prende coraggio e si avvicina alla polizia che tiene chiusi i ragazzi. Come la paura, anche il coraggio è contagioso e sempre più persone cominciano a rumoreggiare indispettite dal fare arrogante delle forze dell’ordine. I cori e le urla di solidarietà con i trattenuti cominciano a sentirsi da varie parti delle vie, mentre arrivano famiglie e bambini dalle case occupate del Balon e di Corso Giulio Cesare.

I celerini che circondano i ragazzi si ritrovano ben presto circondati a loro volta. Qualcuno si fa avanti e dribblando la celere passa delle bottiglie d’acqua ai ragazzi, un piede solidale molla da dietro dei calci agli stinchi dei poliziotti, signore arabe battono le mani al tempo di «via via la polizia», che è in evidente imbarazzo per la situazione. Da dentro il cerchio si spinge per uscire, i poliziotti alzano i manganelli ma non hanno il coraggio di usarli visto che alle loro spalle la situazione è incerta, finché tra urla, cori e spintoni i celerini si aprono e tutti si spostano correndo, cantando e ridendo al centro della strada mentre la polizia si allontana.

Di lì a poco dopo un vivace corteino parte per le vie circostanti corso Giulio Cesare lasciando evidenti tracce del proprio passaggio nell’arredo urbano. Qualche ragazzino del quartiere scende di casa e si aggrega all’improvvisata manifestazione mentre qualcun altro, infastidito dal rumore, lancia dei vasi di coccio sopra la testa dei manifestanti. Questione di punti di vista, questione di posizione. La polizia borghese invece, intercettato il passaggio del corteo, decide saggiamente di rimettersi in macchina e scappare via.

Così mentre nel parchetto ex-Gft vuoto, i “difensori della legalità”, circondati da cordoni di poliziotti, discutono su quanto sia invivibile il quartiere, a pochi metri di distanza altri si prendono la strada, rendendola per qualche momento più viva che mai.