Resistenza a sorpresa
Un giovedì mattina come tanti in Borgo Vittoria: sotto un cielo grigio un ufficiale giudiziario che con fogli alla mano gira per le vie del quartiere e delle famiglie che aspettano il suo arrivo con la paura di finire in mezzo a una strada.
Per una di queste, in via Verolengo, l’ufficiale arriva verso le undici del mattino con al suo seguito il padrone di casa e fabbri pronti a cambiare la serratura. Lo sfrattando è già davanti al portone che lo aspetta con qualche amico. Protesta, chiede una proroga anche perché l’inverno oramai comincia a farsi sentire. Ma il padrone di casa non vuol sentir ragioni e l’ufficiale giudiziario chiama dunque la polizia per lasciare che la legge faccia il suo corso. Ma ecco, all’improvviso, una decina di persone, sbucate da non si sa dove, raggiungono lo sfrattando e si piazzano davanti alla porta di casa. Il padrone di casa indispettito chiede lumi sul da farsi all’ufficiale; questi, non troppo sorpreso, si fa da parte e gli spiega che per oggi lo sfratto è sospeso. Ci si rivedrà più in là, un giorno qualsiasi, questa volta all’improvviso e con un bel nutrito numero di poliziotti, per sbatter fuori l’inquilino moroso e ostinato. Un’altra piccola mattina di resistenza, un altro sfratto sospeso sull’agenda della questura.
Infatti, dopo le diverse misure repressive messe in atto dalla procura nell’ultimo anno e culminate con gli arresti del 3 giugno abbiamo scritto e detto diverse volte come l’opera di magistrati e polizia non abbia stroncato la resistenza contro gli sfratti in Barriera di Milano, Aurora e Porta Palazzo. Ci si continua infatti a vedere una domenica si e una no in assemblea, e insieme si discute su come organizzarsi per resistere agli sfratti imminenti e dove incontrarsi nelle mattine in cui c’è il rischio che qualcuno venga buttato fuori di casa. Come abbiamo più volte ripetuto dopo l’introduzione degli sfratti a sorpresa non ha più senso picchettare il portone della famiglia sotto sfratto perché l’unica cosa che si può ottenere è che l’ufficiale giudiziario se ne vada sospendendo lo sfratto la cui data a quel punto non sarà più conosciuta. Per cercare di evitarlo, tra amici e solidali ci si mette quindi dietro l’angolo pronti a intervenire solo in caso di estrema necessità: se chi ha lo sfratto riesce a resistere da solo ottiene in genere una data di rinvio precisa, se invece padrone e ufficiale giudiziario non vogliono sentire ragioni e chiamano la polizia, il gruppo appostato nelle vicinanze arriva e lo sfratto a quel punto viene sospeso. Cosa che da più di un anno avviene molto spesso, anche se in modo nascosto e poco visibile.
Di tutte le situazioni in cui gli sfrattandi riescono a cavarsela da soli non è possibile, infatti, darne conto, perché significherebbe automaticamente avvertire anche polizia e ufficiali giudiziari che lo sfrattando cui è stata consegnata alcune ore prima una proroga fa parte in realtà di una resistenza organizzata.
Se non ci capita quindi di parlare regolarmente, come facevamo fino a qualche tempo fa, della lotta contro gli sfratti in questa porzione di Torino, non è certo per dimenticanza o perché le trame ordite tra Questura e Procura abbiano avuto ragione della resistenza.
Se da un lato è fuori di dubbio che la strategia di sospendere gli sfratti “difficili” abbia indebolito il tessuto di relazioni che si costruivano picchetto dopo picchetto, dall’altro l’uso sistematico dell’art. 610, quello con cui si sospendono gli sfratti, non ha risolto del tutto i problemi della controparte. Vuoi per la sovrabbondanza di sospensioni, vuoi per i passaggi burocratici che queste richiedono, sta di fatto che non sono pochi gli sfrattandi lasciati in sospeso oramai da un anno e più, e gli ultimi sfratti a sorpresa eseguiti in quartiere di cui abbiamo conoscenza risalgono ad almeno cinque mesi fa. Questo significa che, nei fatti, oggi uno sfratto sospeso riesce comunque ad offrire allo sfrattando diversi mesi di tempo per trovare una sistemazione o per provare a occupare una casa.
Una resistenza sommessa dunque che al momento non risulta però del tutto priva di efficacia. E’ possibile che, pressate dalle associazioni dei proprietari immobiliari insoddisfatti, le autorità stiano ragionando su come riuscire nei prossimi tempi ad eseguire gli sfratti a ritmi più serrati. Vedremo se nel frattempo anche chi resiste riuscirà a trovare modalità più efficaci per non farsi buttare fuori di casa.
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