Scotch e coperta
Ieri mattina in corso Brunelleschi la polizia ha tentato per l’ennesima volta di portar via un ragazzo marocchino, e questa volta è riuscita nel suo intento. Da dieci giorni entrava quotidianamente nell’area bianca per cercare di trascinarlo via ma lui ha sempre resistito, anche con atti di autolesionismo e subendo ripetuti pestaggi. Le condizioni fisiche del ragazzo, dopo una settimana di vessazioni, erano talmente precarie che ha passato le ultime quarantotto ore all’ospedaletto invece che in camerata. Tuttavia le forze dell’ordine anche ieri, giorno in cui peraltro doveva terminare il periodo di detenzione del ragazzo, sono tornate per provare ad espellerlo, senza troppe remore e con gli stessi modi. Questa volta però gli altri reclusi, vedendo arrivare gli uomini in divisa sempre per lo stesso motivo, hanno iniziato a urlare e far baccano con i pochi oggetti a disposizione in solidarietà con il compagno che versava già in pessime condizioni. Anche lui, nonostante tutto, si è dimenato con le forze rimaste e, ci dicono da dentro, pare che abbia ingoiato persino delle lamette. I poliziotti pur di portare a termine il lavoro e portarselo via, gli hanno tappato la bocca con del nastro adesivo e l’hanno avvolto in una coperta, aiutati da un operatore di Gepsa particolarmente voglioso di menar le mani. Da ciò che sappiamo pare che gli abbiano fatto fare una sosta all’ospedale, probabilmente al solito Martini lì vicino, per poi spedirlo a Roma. Del probabile rimpatrio non c’è per ora notizia.
Nel Cie torinese intanto l’aria è rimasta tesa; uno dei ragazzi che ha dato vita alla protesta di solidarietà è stato portato via dalla camera e anche lui violentemente picchiato.
Nel tardo pomeriggio alcuni solidali, venuti a sapere della vicenda, hanno improvvisato un sentito saluto sotto alle mura del Centro, interrompendo così la quiete del farsi della notte con qualche botto e animate urla di incoraggiamento alle quali i reclusi hanno risposto calorosamente.