Conti in tasca

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A una decina di giorni dalla rivolta che ha reso inagibili diverse aree del Cie torinese ci sembra il momento di mettersi un poco nei panni dei matematici e far, dunque, qualche conto.

Abbiamo preferito aspettare, per capire come si sarebbero organizzati i gestori messi di nuovo di fronte a una bella gatta da pelare. Se infatti prima dell’incendio del 14 di novembre i posti disponibili erano una novantina, il Cie era più o meno pieno, il tran tran di ingressi ed espulsioni continuava senza troppi sbalzi, e i gestori potevano guardare con fiducia al futuro ripristino di tutti i centottanta posti disponibili, ora toccherà loro cambiare un poco i piani. Prima di tutto hanno dovuto far fronte al problema di aver rinchiuse più persone di quelle che il Cie può ad ora contenere. Pian, piano e senza troppi clamori in questi giorni circa una ventina di reclusi sono stati quindi, espulsi o trasferiti in altri Centri; qualche uscita pure è avvenuta; la più corposa, fino ad ora e da che ne abbiamo notizia, lunedì scorso quando sono state liberate senza essere identificate una decina di persone tutte insieme.

Nello specifico, attenendoci alle informazioni ottenute da dentro, riportiamo del trasferimento – sempre lunedì – di cinque ragazzi nigeriani a Ponte Galeria, da dove poi sono stati espulsi insieme ad altri ventinove connazionali, e poi di uno spostamento di due reclusi verso il Cie di Trapani e di un altro portato in quello di Bari.Il clima dentro al Centro è dunque viziato dall’ansia dei reclusi di esser portati via per un trasferimento o, ancor peggio, per l’espulsione. Giusto ieri un altro pezzettino del Cie è andato in fumo grazie alla protesta di alcuni ragazzi che, per evitare un trasferimento che era nell’aria, hanno dato fuoco alla stanza dove dormivano e sono poi saliti sul tetto restandoci per tutta la notte.

Il giorno peggiore secondo l’osservazione dei reclusi è il martedì, che a quanto pare non passa mai liscio. Anche il martedì appena passato un ragazzo marocchino è stato prelevato da corso Brunelleschi ed espulso. Per ora non si può dire sia una statistica, espulsioni singole avvengono quasi all’ordine del giorno.

Intanto coloro che rimangono nella struttura abbrustolita nei giorni passati sono stati ripartiti tra l’unica stanza ancora disponibile e la mensa dell’area viola, la mensa della rossa, dove pure battono i denti perché non funziona il riscaldamento, l’area verde, anch’essa con la sua unica stanza, e le camere utilizzabili della bianca e dell’ospedaletto

Non ci è dato sapere quali calcoli si è son fatti Prefettura e gestori rispetto a tempi e modi della ristrutturazione delle stanze andate in fumo ma anche delle altre, quelle che erano già inutilizzabili prima, dagli incendi dell’estate dell’anno scorso. Di certo nell’area blu si lavora già da qualche giorno, e di buona lena.

Qualche conto in tasca glielo abbiamo potuto fare, anche se non ci sembra sia noto a quanto ammontino in termine di vil denaro i danni provocati da quest’ultima rivolta novembrina;  ma ci bastano i racconti dei ragazzi dentro per capire che ora il Centro è circa a un quarto della sua capienza con qualche area completamente inagibile e diverse stanze chiuse; voci dicono che il numero dei reclusi scenderà ancora, fino alla quarantina.

Lasciando le vesti dei matematici un’ultima valutazione la si può ancora fare. Sebbene infatti non si possa tirar collegamenti troppo netti tra l’incendio delle stanze dentro al Cie e la pressione della polizia sui senza-documenti fuori, dacché la realtà non è piana ma frastagliata e complessa e cause e conseguenze non sempre hanno rapporto così com’è nella logica, è comunque probabile, e di ciò non possiamo che rallegrarci, che nei prossimi tempi qualcuno incappando suo malgrado in un controllo in strada venga poi rilasciato con il foglio dell’espulsione in mano, perché al Cie di corso Brunelleschi non c’è più posto.