Sabato pomeriggio

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18 giugno. Circa trecento persone hanno risposto all’appello contro le misure repressive del Tribunale torinese e si sono trovate in Piazza Castello per partire in un corteo rumoroso.  Striscioni e slogan contro i divieti di dimora, la sorveglianza speciale e in generale le misure preventive hanno interrotto il tedio del sabato e palesato la voglia di iniziare a puntare i piedi rispetto alle carte che dall’oggi al domani sono in grado di sconvolgere la vita di tanti e tante.

Nonostante la revoca arrivata qualche giorno fa della messa al bando dei dodici compagni, il discorso sembra non aver perso la sua validità. Anzi, i vari interventi che si sono susseguiti lungo il percorso, dal centro fino a piazza Crispi, hanno sottolineato ancora una volta che il sospiro di sollievo di questi giorni deve essere utile a dare la spinta per continuare le lotte in città e per riuscire a trovare una risposta temprata agli attacchi repressivi che verranno.

Dal canto suo, il dispositivo della sicurezza non s’è risparmiato e ha schierato un esercito tra digossini, poliziotti e carabinieri in assetto antisomossa.

Il corteo è comunque continuato indisturbato nel comunicare a gran voce quello che a Torino cercano di fare a chi decide di non abbassare la testa, ma soprattutto come ostinazione e solidarietà sappiano mettere in campo i giusti segnali di reazione e qualche volta persino un contropiede.