Il lunedì mattina (aggiornamento)

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Alle 5 e 45 due camionette di polizia stazionavano all’ingresso della casa occupata tra via Lanino e canale Molassi, in mezzo a Borgo Dora. Gli sbirri camminavano già sulle tegole e il tentativo degli occupanti di sbucare fuori dagli abbaini e resistere sul tetto è stato vano. La voce della presenza della polizia è rimbalzata, facendo accorrere una manciata di primi solidali che hanno tentato di infilarsi nel viottolo acciottolato per essere più vicini a ciò che stava accadendo, ma sono subito stati spintonati dai celerini oltre via Mameli, lontani dalla vista dell’uscio della casa. Altre camionette di polizia e carabinieri, auto di digossini e poliziotti in borghese sono arrivate presto a stabilire meglio l’assedio della via, bloccandone qualunque accesso. Intanto, man mano, il gruppetto accorso in supporto accresceva e da oltre lo sbarramento creato dagli sbirri è arrivata la notizia che tutti gli occupanti trovati in casa sono stati portati in questura, eccezione fatta per le mamme, le nonne e i bambini.

La casa gialla lunga e storta che sta su canale Molassi è stata occupata nel dicembre 2011, lì da anni parecchi uomini e donne hanno trovato un posto dove vivere. Lo sgombero operato questa mattina ha, quindi, sbattuto in mezzo a una strada tutti gli abitanti della casa che da oggi si domanderanno con insistenza dove trovar riparo. L’operazione non ha avuto solo la funzione di svuotare la palazzina, ma anche quella di fare una cernita del ritaglio di popolazione trovato lì dentro: dalla questura, infatti, sono usciti tutti quelli con i documenti in regola ma c’è ancora qualcuno che rimane ad attendere nella fredda e scomoda “stanza per i fermi” una sorte non ben specificata. Due compagni francesi con un decreto di espulsione rischiano di essere rimpatriati al volo. Sette ragazzi magrebini, invece, senza alcun permesso regolare per rimanere in Italia, corrono il pericolo di essere rinchiusi nel Cie.

Svuotati gli alloggi da ciò che si poteva, caricate le cose sui furgoni, alcuni degli abitanti sgomberati, compagni, solidali, occupanti di altre case hanno fatto un giro per la piazza del mercato. Il caotico movimento della piazza per un po’ ha seguito i ritmi del concitato corteino, tram e taxi si sono incolonnati sul corso, i vigili si chiamavano allertati, gli sguardi della gente si soffermavano ad osservare la gente che sfilava in mezzo alla strada, cogliendone il senso dai cori gridati a gran voce.

Da parecchio tempo la gente che vive in questa casa si preparava a fare i conti con una levataccia e un trasloco forzato, non solo perché uno sgombero è nella natura di un’occupazione, ma anche perché questa casa si posiziona in mezzo a un quartiere sempre più di interesse, sempre più in cambiamento. Da tempo i turisti  hanno iniziato a  fotografare come un’opera di street art i murales sulle pareti della casa che rappresentano – ormai in maniera un po’ scolorita – una situazione di resistenza ad uno sfratto, i lavori del centro commerciale d’antiquariato e modernariato che sta a ridosso sono arrivati a conclusione e i progetti sullo spazio in questione vengono palesati sempre più spesso.

Al contrario della gente sgomberata che si trova a dover arrabattarsi per trovare su due piedi un posto dove vivere, Simone Gelato, presidente dell’associazione commercianti Balon è contento:«Finalmente il borgo si riappropria di una via. Attendevamo da tempo questa notizia, la riqualificazione di Porta Palazzo passa anche dalla restituzione di questi immobili».

E dall’espulsione degli abitanti meno decorosi.

Aggiornamento: i due compagni sono stati espulsi in serata anche se la loro permanenza in suolo francese è stata piuttosto breve, mentre i sette ragazzi magrebini sono stati rilasciati con decreto d’espulsione.

Martedì in mattinata ancora diverse camionette di celere chiudevano le strade intorno alla casa vigilando sul completamento dei lavori di devastazione e chiusura dello stabile.