Fuochi d’artificio sopra il Cie
Dopo qualche mese di rea assenza un presidio fragoroso è tornato a farsi sentire sotto alle mura del Cie sabaudo. Una settantina di nemici delle prigioni, prontamente preceduti dalla presenza di tre cellulari della celere e dai soliti borghesi, si sono infatti trovati ieri in corso Brunelleschi per scongiurare il tedio domenicale e per far sentire un po’ di calore solidale ai reclusi dentro.
Qualche slogan, poco fantasiosi a dir la verità, ma efficaci a ottenere uno scambio di voci continuo e sentito con chi è costretto a stare dentro a quelle infami mura perché senza carte in regola. Come farsi sentire, come comunicare con loro? L’immaginazione è ancora da mettere alla prova, ma certo è che la musica, i saluti al microfono, i racconti delle rivolte nei Centri negli ultimi anni e quelli di lotte alle frontiere hanno scandito un buon ritmo alle due ore passate là. E per fugare ogni dubbio riguardo l’ascoltabilità o meno di ciò che si dice fuori, oltre al solito impianto e a due grosse casse si è deciso di portare anche un ripetitore di segnale radio così i ragazzi dentro hanno potuto sentire senza barriere architettoniche il folto gruppo fuori.
A conclusione delle due ore, il presidio si è mosso a ritmo di tamburo lungo il parchetto lineare che costeggia un lato della struttura, sia per far arrivare i saluti in diverse aree, sia per continuare a utilizzare gli strumenti che negli anni si sono trovati per l’interazione non solo vocale. Facciamo riferimento al lancio oltre le mura di palline da tennis con all’interno il numero di telefono per continuare a tenersi in contatto quotidianamente, foglietti di supporto morale e, quando accade, “qualche sostegno” alla rivolta. Il momento del lancio è sempre vissuto concitatamente da parte delle forze dell’ordine e anche questa volta si sono avvicinati minacciando la carica di alleggerimento.
Tuttavia nessuno si è allontanato, ma cori più forti si sono sollevati insieme al rush finale di qualche fuoco d’artificio a illuminare il crepuscolo.