Saluti, fuochi e lacrimogeni di mezzanotte

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Una notte di San Silvestro diversa non si trova certo tra gli eventi del natale taurino: non la canonica Piazza Castello e spumantino, non un calice dentro al tram ristorante, con il brivido sfiorato di un po’ di nausea tra via Pietro Micca e l’antipasto di salmone Km0. Noi che siamo gente semplice veniamo irritati dal fermento del 31 dicembre, non che non ci siano tutti gli ingredienti per pensare che anche il piatto del 2016 sia da lanciare furentemente dalla finestra.

Proprio per questo l’ultimo dell’anno ci piace andare con un po’ di compagni e conoscenti a fare un saluto rumoroso al Cie e al carcere cittadino, perché c’è chi, rinchiuso in quelle prigioni, di piatti (e non solo) dalla finestra (e non solo) ne lancerebbe parecchi.

Anche ieri abbiamo mantenuto la piccola tradizione e dopo il saluto scoppiettante ai ragazzi costretti in corso Brunelleschi e una cena veloce, ci siamo trovati alle Vallette per illuminare quel pezzo di cielo con qualche favilla pirotecnica. Eravamo in tanti, anche molti amici di Luca, di nuovo in carcere perché gli inquirenti sostengono che non avrebbe di nuovo rispettato la detenzione domiciliare. Sarà che forse la polizia non si aspettava questi numeri e quando un unico reparto di celere a presidio della recinzione carceraria si è visto arrivare quasi cento persone a intonare “libertà”, lanciare fuochi d’artificio e botti sonori, la reazione del lancio dei primi lacrimogeni in aria non si è fatta attendere di molto.

Ma il fumo bianco del Cs non si è confuso di certo con il resto delle luci della nottata e nessuno ha gradito il regalo augurale delle forze dell’ordine. Così i cori sono diventati più accesi, un bel gruppone di presidianti ha iniziato a pressare i caschi blu, qualche petardone è arrivato ai loro piedi, alcuni piccoli oggetti sono stati lanciati. Non è piaciuto loro essere così in difetto numerico e il lancio dei velenosi bussolotti ha iniziato ad abbassarsi e colpire qualche compagno e qualche compagna mentre due nuovi reparti giungevano di rinforzo.

In quel momento l’aria colma di gas lacrimogeno e la vista di altri celerini ha iniziato a irritare tutti e il lancio di qualche pietra e di ciò che passava alle mani ha iniziato a essere più frequente, tanto che le forze dell’ordine hanno provato a gestire la situazione anche con piccole cariche manganello alla mano.

Alla fine, marciando a passo inverso sulle zolle fangose, hanno iniziato a retrocedere fino ad andarsene, sparando però qualche ultimo lacrimogeno ben mirato per il quale qualche compagno non avrà solo un ematoma.