Nulla di nuovo sotto il sole

 

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Davanti al rinominato Cpr si sono ritrovati questo pomeriggio una cinquantina di nemici delle espulsioni, ostinati come sempre a tener compagnia per qualche ora ai reclusi dentro, vicini a loro nell’odio per quelle mura detentive.

Interventi al microfono hanno inneggiato alla libertà, cori si sono alzati contro tutte le prigioni, rulli di tamburi e qualche canzone hanno risuonato nell’aria primaverile del mesto parchetto che costeggia il Centro. Ogni tanto, a rompere quest’alternanza, un boato forte di qualche petardo.

I detenuti hanno sentito bene questo calore, tant’è che un ragazzo ha provato a rispondere alle urla solidali e a buttare a terra i pochi suppellettili della camera come protesta contro la reclusione. In una manciata di minuti sono entrati dieci agenti antisommossa e manganello alla mano l’hanno portato nell’isolamento dove gli hanno rotto la testa di botte. All’infermieria interna gli hanno messo un po’ di nastro adesivo con della garza e l’hanno lasciato dolorante con un benestare. Invece qualche solidale fuori, in contatto con lui telefonicamente, ha provato a chiamare un’ambulanza affinché potesse raggiungerlo per migliori cure. Peccato che il reticente operatore telefonico del 118 abbia intavolato scuse di procedura: a suo dire un’ambulanza non può soccorrere qualcuno dentro al Cpr senza l’autorizzazione della questura. Vero o no, poco importa, speriamo solo che mai qualcuno dentro a quell’infausta prigione abbia bisogno di cure veloci, perché di celeri ci sono solo le botte della polizia. Come dimenticare del resto che nel maggio 2008, nell’allora Cpt, Hassan fu lasciato morire sul suo letto con la schiuma alla bocca?

Poco dopo che si è saputo del primo pestaggio, è arrivata la notizia di un secondo ragazzo che è stato portato via dalla polizia con la stessa brutalità e di lui ancora non si sa nulla.

Dopo due ore di presidio fuori dalle mura i solidali, andandosene, hanno deciso di prendere la strada, bloccando il traffico per sostenere in maniera più forte i reclusi portati via e picchiati dalla polizia.

In serata un saluto rumoroso e rapido con botti e fuochi d’artificio ha rotto il silenzio di Corso Brunelleschi, raggiungendo le orecchie dei reclusi.

Passano gli anni, cambiano i governi, le leggi si sommano alle leggi, ma non cambia nulla sotto il sole se non quando i reclusi si organizzano per distruggere la struttura che li imprigiona. Ad oggi la capienza del Cpr sabaudo è, ahinoi, di circa centoventi posti, ma alcuni ragazzi dormono persino in mensa per la mancanza di spazio. Tutte le aree sono funzionanti, tranne la rossa che è in ristrutturazione e alcune camere di quella bianca che, come si può vedere nella foto di sopra, ha ancora i segni delle fiamme delle ultime rivolte.