Quando è troppo, è troppo

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C’è un detto che dice che anche la pazienza ha un limite superato il quale non si è più disposti a tollerare. E così, da un po’ di tempo a questa parte, Antonio, Fran, Antonio, Giada, Cam e Fabi, dato l’atteggiamento volutamente vessatorio e arrogante del gip che ha firmato i loro arresti lo scorso 3 maggio, hanno cominciato ad immaginarsi in quali modi provare a smuovere la propria situazione repressiva. Dopo lo sciopero della fame di 24 ore di Fran e quello di Antonio Rizzo delle scorse settimane anche Antonio Pittalis ha dato il via alla propria protesta. La motivazione scatenante, manco a dirlo, sta nel secondo rigetto dell’istanza per gli arresti domiciliari rifilato dalla sopracitata giudice, la dottoressa Arianna Busato – ci teniamo a ricordarlo – , giustificato dalle solite argomentazioni assurde e notificato negli scorsi giorni a tutti e tre i compagni ancora rinchiusi.

E quindi da ieri Antonio è in sciopero della fame ad oltranza fintanto che la condizione detentiva sua e dei suoi coimputati ancora incarcerati non subirà dei miglioramenti e contro la paraculaggine, che ha tutto il sapore della presa per il culo, messa in campo dalla giudice delle indagini preliminari.

Se chi sta dentro prova come può a lottare e farsi sentire con i limitati strumenti a disposizione, a chi sta fuori il compito di portare solidarietà a chi protesta, di estendere la lotta e diffonderla in città.

Intanto fuori, per le vie cittadine, la faccenda dell’ordinanza anti-vetro ha messo in risalto il ruolo della polizia ai più, anche a quelli che volevano semplicemente bere una birretta seduti su un gradino.

Resistere alla brutalità e alla normalizzazione dei controlli della polizia diventa impellente per parecchi. Non solo per chi l’ha fatto e ora è arrestato, per noi, liberi di muoverci, che tentiamo di organizzare la solidarietà, ma anche per chi ha visto Ibrahima in un lago di sangue dopo essere scappato alla richiesta di mostrare i documenti e ha deciso di non voltarsi dall’altra parte. Per chi in una maniera o nell’altra, per come svolta la giornata, per quello che è o per quello che non ha necessita di star lontano dalla polizia. Per chi vuole girare dovunque in città nonostante non abbia i soldi per potersi stanziare in un dehors o per un biglietto dell’autobus. Per chi percepisce di avere sempre meno spazio per poter fare, disfare, muoversi e organizzarsi e crede che sia necessario puntare i piedi e dilatare lo spettro delle possibilità.

Si rinnovano, così, gli inviti per sabato 24: a un presidio, alle ore 17, sotto il carcere delle Vallette per dare solidarietà ai compagni rinchiusi e a tutti i detenuti.

E alle ore 21, per un corteo per le vie di Barriera di Milano e Aurora, con ritrovo ai giardinetti di via Montanaro.

Qui il manifesto.