Altro giro, altra corsa

 

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Stamane, all’ombra di ciò che rimane delle Officine Grandi Motori Fiat, sono stati occupati alcuni appartamenti di proprietà dell’Atc. Come già era successo due settimane fa in via Aosta, un folto gruppo di sfrattandi, amici e solidali si sono organizzati per non lasciare più vuote alcune case, stavolta al 30 di via Cuneo. Si tratta del primo insediamento torinese IACP, un comprensorio liberty costruito tra il 1908 e il 1910 per dare alloggio alla classe operaia, quella da spremere nella vicina Fiat e nelle tante fabbrichette che andavano moltiplicandosi nel territorio a nord del centro cittadino soprattutto nella prima decade del ‘900.

Poco dopo l’inizio dell’occupazione si sono presentate cinque volanti della polizia, i borghesi di Porta Palazzo e vari agenti della Digos; hanno fatto irruzione nel cortile ma si sono trovati di fronte una schiera nutrita di una cinquantina di persone a difendere il portone di casa, tutte determinate a resistere. Dopo venti minuti hanno desistito e se ne sono andati, solo la Digos si è attardata in strada a parlare con Luca Deri, fulgido presidente della Circoscrizione 7 che da anni chiede lo sgombero delle case occupate. Non ci stupiremo se a breve dovesse firmare l’ennesima cartaccia per chiedere gli sgomberi anche in via Cuneo 30.

Non è stato l’unico a far capolino dopo la polizia, anche tre funzionari dell’Agenzia Territoriale per la Casa si sono presentati a constatare la situazione, a proferire le consuete banalità sull’abusivismo. Ebbene, se l’Atc si può permettere di lasciare quasi mille alloggi senza inquilini, sembra più che doveroso prendersi il tetto di cui si ha bisogno senza passare dalla trafila infinita dell’assegnazione da parte dell’Agenzia. Questo non significa di certo che ci sia l’intenzionalità di contestare la loro gestione del patrimonio edilizio, quanto piuttosto spingere perché imploda.

Ripercorrere vorrei
tutta via Cuneo,
attraversare la Stura, la Dora
e tutto il quartiere mio.

Guardare vorrei
per una volta ancora
la vecchia casa
col cesso sul ballatoio,
ritrovare per un momento solo
i vent’anni miei,
colui che per primo
mi chiamò terrone
e m’insegnò poi
che fare il crumiro
era il crimine più grande.”

Sante Notarnicola