Nonostante la canicola

 

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Una pia illusione quella della città deserta nelle settimane del caldo torrido. Benché sia vero che tra luglio e agosto in moltissimi scappano via da Torino, c’è anche chi rimane coi piedi di piombo, chi non può andare da nessuna parte perché anche un giorno di spiaggia in Liguria costa, chi si prenderebbe anche una boccata d’aria ma è costretto a rimandare perché a due passi da ferragosto una banca gli pignorerà la casa dove vive.

Nella rappresentazione monolitica che viene propinata ovunque e di continuo, la città è scolpita lungo le direttrici del movimento, il luogo dei flussi e della mobilità; coloro che non alimentano quest’immagine sono ascritti a percentuale residuale, fisiologica, poco importante.

Coloro che non si spostano, o che hanno di rado la possibilità di farlo, sembra che non esistano. Eppure a volte decidono di farsi notare.

Quando gli ufficiali giudiziari sono sguinzagliati per le strade, intenti a sbrigare le ultime procedure prima della tanto bramata pausa estiva, anche la resistenza non può mollare il passo. È così che la settimana scorsa per ben due volte, tra Aurora e Barriera, un folto gruppo di sfrattandi e solidali ha impedito insieme l’esecuzione di tre sfratti, due in contemporanea a pochi passi l’uno dall’altro. In entrambi gli episodi all’arrivo delle forze dell’ordine il picchetto non si è minimamente spaventato, i cori hanno scandito il ritmo e la trentina di persone si è parata davanti al portone per far desistere da ogni intento particolarmente belligerante. Come risultato un’ennesima sospensione della procedura decretata dall’ufficiale, ma allo stesso tempo un’occasione per testare e rendersi conto della propria forza quando si sta assieme.

Anche il giovedì appena passato la resistenza si è divisa tra due sfratti in contemporanea, questa volta portando a casa un paio di rinvii di circa due mesi l’uno. Ma se sul fronte dei picchetti si continua ad oscillare tra una sospensione e un rinvio strappato a fatica, capita che una manata scomposta punti a far saltare il pendolo, ad arrestare definitivamente il tempo di permanenza di una famiglia nella propria casa. Venerdì mattina due spavaldi e apparentemente concilianti carabinieri si sono presentati in via Brandizzo per eseguire, in accordo con l’ufficiale, uno sfratto a sorpresa. Nonostante l’offerta di una residenza temporanea in attesa della casa popolare, di cui l’assistente sociale giunto sul posto per “rassicure” la sfrattanda non era minimamente a conoscenza, J. ha deciso di impuntarsi e non accettare nessuna soluzione intermedia, di non uscire di casa, chiamando amici e solidali. Cosa significa entrare nel limbo delle residenze temporanee in vista di una casa che non arriva mai è fatto risaputo, come le ricordava anche un vicino di casa affacciato al balcone. Dopo un tira e molla durato un’ora attraverso il cancelletto serrato sul ballatoio di casa, carabinieri, ufficiale, avvocato e polizia in borghese hanno deciso di andarsene con un nulla di fatto, promettendo di tornare ancora.

L’occasione per raccontare questo episodio e di come funziona un’intera macchina che va dalle istituzioni locali alla polizia, passando per enti privati e servizi sociali, e che non colpisce solo chi ha il problma della casa, non è tardata ad arrivare. Nel pomeriggio dello stesso giorni infatti la Circoscrizione 7 aveva in programma una Commissione Consiliare pubblica e straordinaria, non nella solita ubicazione di corso Vercelli ma nel bel mezzo dei giardini di via Alimonda, anche conosciuti come Giardini del Toro. Il tema principale da discutere era la “situazione” di quello spazio aperto, alludendo a dei problemi non ben specificati che però rientrano ormai da tempo nella retorica di questi politici e dei loro sostenitori sul degrado urbano e sul bisogno di sicurezza, quindi più polizia. Non è un caso che nelle settimane precedenti la polizia si sia presentata in forze più di una volta in quei giardini, per effettuare controlli chiudendo il parchetto ed entrando persino con le volanti.

Nonostante ci stupisca particolarmente la pretestuosità di questo tema di discussione, visto che i Giardini del Toro sono tranquilli e frequentati da molte famiglie e bambini, da signori che passano il tempo a giocare a scacchi e ragazzotti intenti a decomprimere le ore più calde sotto l’ombra di qualche albero, la questione più critica sta proprio alla base di questa mossa che la Circoscrizione ha voluto fare: cosa ne sanno loro dei problemi di chi vive in questo pezzo di città? O meglio, su cosa mettono l’accento e come vogliono intervenire in funzione dei loro programmi, in funzione dei voti che vogliono accaparrarsi? Mentre la situazione dei giardinetti li sciocca così tanto chiedono lo sgombero delle persone che hanno occupato le case popolari nel palazzo di via Aosta proprio lì davanti, non fanno una piega quando la Smat stacca l’acqua agli abitanti o quando la polizia bracca persone senza documenti per rispedirle al paese. Cercano di mettere i residenti contro le persone a loro indesiderate che attraversano il quartiere, contro quei poveri più poveri che non permettono alla zona di aumentare di valore, nel costo degli affitti, dei servizi, e in generale di vita. E in fondo se il giardino si riempe di spazzatura e qualcuno si lamenta degli schiamazzi notturni, sarà anche perché molte persone ci passano tanto tempo pur di non stare schiacciati in cinque o più in un bilocale.

Per tutti questi motivi, e per quelli che ognuno sentiva a sé più vicini, un folto gruppo di persone ha deciso di riunirsi in via Alimonda e andare a contestare il Consiglio di Circoscrizione: compagni, sfrattandi, occupanti di case (popolari e non), una quarantina abbondante di persone contando anche chi si è aggiunto in loco sentendo le grida e gli slogan scanditi contro i politici e la polizia in borghese intenta a difenderli. Una contestazione che si è poi trasformata in un corteino tra le vie attorno al giardino e che ha infastidito i politicanti in cerchio intenti a portare avanti la loro assemblea, consigliandogli di tornare nei loro palazzi perchè lì non sono graditi. Tra le poche persone del meeting istituzionale che si sono avvicinate ai manifestanti, degno di nota un ometto dal folto capello brizzolato e gli occhiali da sole che, tra un coro e l’altro, distribuiva con ambigua nonchalance due biglietti da visita: in uno si presentava come Consigliere di Circoscrizione e nell’altro pubblicizzava un’agenzia immobiliare.

L’afa di fine luglio rimbalza sul cemento ma non fiacca gli animi, chi lotta per una vita dignitosa contro i signori di questa città trova la forza di entusiasmarsi, di rispondere colpo su colpo e di prendersi nella lotta quel poco di respiro che la controparte, molto più che la canicola, non sembra volergli concedere.

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