Un po’ di confusione

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Un sabato pomeriggio uggioso in c.so Giulio Cesare, poco distante qualche bancarella del Balon che per la pioggerellina chiude i battenti prima; in piazza la folla invece non manca: se alcuni possono rinunciare alle mercanzie dell’ormai rinomato mercatino torinese, molti altri dei prezzi alla buona degli alimentari di Porta Palazzo non possono fare a meno, o almeno non per un po’ di freddo e due goccioline.

In questa canonica giornata d’inverno torinese non passa inosservato tra le vie di Porta Pila l’ingente dispositivo di polizia: una schiera di agenti della Digos, moto e volanti della municipale, camionette blu. Certo, la loro presenza è ben nota in quartiere, ma bisogna ammettere che per controllare il corteo di compagni e compagne hanno rinforzato militarmente le fila.

Nonostante ciò, un centinaio di volti si muovono in direzione nord, intonando slogan contro le guardie, urlando i nomi dei compagni repressi, soprattutto quello di Marcello, arrestato dieci giorni fa per gli scontri dell’ultimo dell’anno. Slogan, scritte, cori e la ricerca di comunicazione con chi, per le strade di Aurora, ha altrettanti buoni motivi per provare odio nei confronti delle divise.

Il corteo selvaggio ha attraversato il quartiere, bloccando autobus e tram, che per qualche ora hanno deviato o rallentato notevolmente i flussi verso il centro della città.

Anche domenica un coro di urla si alza, questa volta davanti alle Vallette, per salutare il compagno arrestato e gli altri detenuti. Sul fare della sera una scritta fiammeggiante illumina il mesto campo a fianco alla prigione, c’è scritto “Libertà”.