Espulsioni a inizio anno

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Quando M. martedì scorso si è arrampiacato su quella torretta, nella pista di decollo dell’areoporto di Caselle, era convinto mancasse solo un giorno alla scadenza dei termini di detenzione all’interno del C.P.R. di corso Brunelleschi. Un’ultima resistenza individuale, dopo le tante peripezie e proteste, tentate o riuscite, negli ultimi mesi insieme ai suoi compagni dell’area bianca, per costringere le autorità a rilasciarlo, magari come spesso accade con un decreto di espulsione. Era convinto mancasse solo un giorno, ma a nulla sono valse le ore ammanettato in commissariato e una condanna in direttissima per resistenza e lesioni. M. non sapeva che con la nuova legge sull’Immigrazione questo Governo ha raddoppiato i tempi di permanenza nei centri e così la polizia ha avuto tutto il tempo per organizzare al volo un’altra partenza e rispedirlo in Marocco da Malpensa.

Se la fine dell’ultimo anno è stata all’insegna delle resistenze individuali o di piccoli gruppi, l’inizio del 2019 celebra purtroppo le conseguenti punizioni: i due agitatori dell’ultima protesta dei detenuti dell’isolamento, dal campetto e sopra il tetto della sezione, sono stati prontamente espulsi.

Unica e magra consolazione è sapere che i posti all’interno del centro di Torino sono attualemnte ridotti a causa di alcuni lavori nell’area rossa.

Varrebbe la pena domandarsi, tra chi fuori è disposto a sostenere i reclusi e a intaccare il funzionamento di questa macchina trita persone, come essere in grado nel prossimo futuro di costruire una forza che quantomeno funga da deterrente nei confronti delle ripercussioni perpetuate verso chi si ribella.