Su e giù per il Balon

Da inizio ottobre la piazza di San Pietro in Vincoli è circondata da barriere di cemento. Dal giorno in cui è stata murata la piazza, il 4 ottobre, è stato impedito anche l’accesso al Canale Molassi a venditori e avventori del mercato, con cancelli chiusi e grande dispiegamento di poliziotti e vigili urbani. È stata così messa in atto una delibera comunale, voluta da Chiara Appendino e dalla sua giunta, del dicembre scorso che ordinava lo sgombero di una parte del Balon per mettere la parola fine allo storico mercato delle pulci torinese e alle possibilità di sopravvivenza dei venditori che lo animavano ogni sabato. Via il Balon, da spostare secondo la sindaca in via Carcano tra l’immondizia e il cimitero, e largo a banchi sempre più chic, con giacchette e accessori vintage da vendere a caro prezzo a turisti con la macchina fotografica al collo e ai nuovi (e sempre più abbienti) abitanti e avventori di Porta Palazzo.
Voleva essere la fine, ma così non è stato, e per alcune settimane si è dato vita a un mercato nella zona del Lungo Dora davanti al Sermig. All’alba di sabato 2 novembre, l’arroganza e le multe della polizia municipale, che avevano cercato di far desistere i balonari nei sabati precedenti, hanno lasciato il posto a blindati e poliziotti in assetto antisommossa che hanno allontanato con i manganelli chi, tra solidali, residenti e mercatari, tentava di ripetere il Balon lungo le rive della Dora.
Tutti rassegnati? A casa o in via Carcano, a pagare 8 euro (presto 13) per una piazzola in una gabbia di cemento all’associazione Vivibalon?


Non esattamente, perché il sabato successivo i resistenti del Balon sgomberato sono riusciti a piazzare i loro teli nella viuzza che unisce via Andreis a via Borgo Dora, via San Simone, e a offrire ai passanti un risotto caldo per mettere insieme una piccola cassa di solidarietà per non lasciare soli i mercanti colpiti dalle multe in queste ultime settimane.
Passa quasi una settimana, e venerdì, alla cena indetta da balonari e solidali per impolpare la neonata cassa di solidarietà del Balon resistente, si presentano, in assetto antisommossa, Polizia e Carabinieri. La cena sarebbe dovuta essere nella piazza di San Pietro in Vincoli, per far tornare a vivere – almeno per una sera – uno spazio del quartiere reso spettrale e surreale dai jersey che impediscono a persone e mezzi di transitare nel grande spiazzo che, fino a un mese fa, in settimana era un parcheggio e il sabato mattina un luogo di mercato.
L’ingente presenza di celerini avrebbe dissuaso chiunque a unirsi alla cena, e il fatto che fossero già schierati a difesa del muro rendeva difficile la possibilità stessa di cucinare in quel luogo. La cena è stata quindi spostata in Piazza della Repubblica, sotto la tettoia dell’orologio, proprio davanti a quel Mercato Centrale dove un panino alla mortadella costa 8 euro, e ha riunito molte persone intorno a una zuppa calda. Il messaggio era però chiarissimo. Altrettanto chiara si è presentata la situazione all’alba del giorno dopo. Blindati e poliziotti in assetto antisommossa presidiavano il Lungo Dora tra Ponte Mosca, il ponte di ferro e la zona di San Pietro in Vincoli, mentre volanti di Polizia municipale e di Stato assediavano ogni centimetro di suolo che non fosse messo a profitto dall’Associazione commercianti Balon sotto forma di piazzola.
È stato sufficiente che un paio di persone mettessero a terra le loro stuoie in via Cottolengo, all’altezza della piazzetta che si crea all’angolo con via Lanino, ed ecco i blindati arrivare e i poliziotti intervenire, rompendo e sequestrando la merce, spingendo via con gli scudi chi cercava di salvare telo e mercanzia e strappando dal gruppo di solidali che si era formato due mercatari, cui la Polizia municipale ha comminato multe salatissime, superiori ai cinquemila euro.
Chiara Appendino e gli investitori di grandi capitali mandano segnali molto precisi, facendoci capire quanto alta sia la posta in gioco intorno a Porta Palazzo. Sta a noi cercare nuove vie e non arrenderci, per non rischiare di trovarci, come lo storico mercato torinese, scacciato via dal suo quartiere e spinto tra i rifiuti e il cimitero.