Libertà
Un’ottantina di persone, tra compagni, solidali con le lotte dei prigionieri, amici di reclusi, bambini, ad urlare “Libertà!”. E a scriverla, questa benedetta parola, a lettere infuocate, nel pratone dietro al carcere delle Vallette. Poi petardoni oltre le sbarre, fuochi d’artificio, slogan, musica, interventi al microfono per raccontare ai prigionieri le ultime iniziative in città, leggere le lettere da dentro e per salutare amici e amici degli amici. Da parte loro, i reclusi battono, urlano e fan quel che possono per comunicare; in tanti si affacciano al finestrone del blocco B per denunciare ancora le condizioni di vita dentro; nei Nuovi Giunti i secondini fanno rientrare la gente nelle celle e spengono la luce del corridoio per impedire ai prigionieri di parlare con i manifestanti; nel blocco C, più distante, la gente brucia carte e pezzi di stoffa per farsi vedere e sentire.
Un paio d’ore, poi si saluta: è un “a presto”, di sicuro.
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