Con le mani nella marmellata

22 settembre. A metà mattinata, gli alpini sono di ronda a Porta Palazzo. Il selciato della piazza è segnato in vari punti da scritte ostili che li riguardano, ma loro fanno finta di nulla e tirano dritto effettuando qualche fermo ogni tanto. All’improvviso, proprio a metà di un controllo, vengono circondati da un gruppo di antirazzisti, armati come al solito di cartelli, volantini, megafoni e trombette a stantuffo. Per più di una settimana i militari erano riusciti a sfuggire ai cacciatori di alpini, ma finalmente eccoli beccati con le mani nella marmellata. I militari rimangono fermi per più di un quarto d’ora, fino a quando non arrivano, trafelati, alcuni agenti della Polizia politica. Ricominciano la ronda, protetti dalla Digos e tampinati dagli antirazzisti, ma senza potere effettuare fermi. I commercianti dei comitati spontanei, che solo una settimana prima avevano giurato al Ministro degli interni che avrebbero difeso l’onore dei soldati italiani con i propri corpi, si limitano a qualche insulto – ricambiato. Dopo un’ora che la squadretta gira a vuoto, la questura invia sul posto abbastanza funzionari della Digos da fermare ed identificare gli antirazzisti – permettendo agli alpini di fuggire. Per lo meno fino alla prossima battuta di caccia.