L’inferno, a portata di mano
«Il campo è lo spazio che si apre quando lo stato di eccezione comincia a diventare la regola,» Giorgio Agamben, in Quel che resta di Auschwitz.
L’inferno della guerra, della devastazione, dei campi profughi sembra così lontano dalle nostre città, dalla nostra vita quotidiana. Si bombarda anche in nome nostro, e la cosa non sembra turbarci. Ma possiamo stupirci se uno Stato in guerra – il governo italiano ha truppe schierate in ventuno Paesi del mondo – diventa uno stato di Guerra? Eppure, la guerra interna è dietro l’angolo: nei campi dei terremotati a L’Aquila, che ricordano così da vicino i campi profughi iracheni o afgani. Molti aquilani, nelle loro testimonianze, li definiscono un inferno o un lager. Così come lager sono stati definiti – dal Presidente del consiglio in persona – i centri di identificazione ed espulsione per stranieri senza documenti. Chi ancora dubitava che la mano militare sperimentata sui “clandestini” si allargasse a tutta la popolazione dovrà ricredersi. L’Aquila schiacciata lo può testimoniare.
Qui sotto potete trovare un volantino distribuito oggi al Balon a Torino e un pieghevole con una prima selezione di testimonianze da e sui campi.