Gradisca in lotta
Si allarga la protesta nei Cie contro l’entrata in vigore delle norme del pacchetto sicurezza. Ed è la volta di Gradisca d’Isonzo, e questa volta è una sommossa: tutti sul tetto. Intanto, a Milano e a Roma prosegue la mobilitazione. Da Roma arriva un altro particolare, inquietante. Lunedì sera, gli algerini arrivati nel Centro da Bari Palese erano in quindici. Quelli rimpatriati l’altro giorno, dopo essere stati tutta la settimana in isolamento, quattordici. Ne manca uno: un elemento in più che conferma la convinzione dei reclusi che il malato di cuore scomparso in realtà sia morto.
Su Gradisca vi riportiamo qui sotto il testo di un lancio di agenzia, ma prestissimo vi offriremo un racconto di prima mano, mentre sulle rivendicazioni delle detenute di Ponte Galeria vi ricopiamo un comunicato tratto dal nodo romano di Indymedia
GRADISCA D’ISONZO (GORIZIA) – Si è conclusa poco prima delle due, senza feriti ma con molti danni alle suppellettili e alla struttura – secondo quanto si è saputo dalla Questura di Gorizia – la protesta scoppiata ieri sera nel Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo. Per alcune ore, più di metà degli oltre 200 immigrati che si trovano attualmente nel Cie – sempre stando alle informazioni riferite dalla Questura di Gorizia – sono saliti sui tetti degli edifici del Centro per protestare contro la legge sulla sicurezza entrata in vigore ieri, che istituisce il reato di clandestinità e allunga i tempi di permanenza degli immigrati all’interno dei Cie da 60 fino a un massimo di 180 giorni. Momenti di forte tensione ci sono stati quando, dai tetti, scandendo slogans contro le forze dell’ordine, gli immigrati hanno lanciato oggetti, suppellettili e pezzi di infissi contro Polizia e Carabinieri, giunti sul popsto per evitare la fuga degli immigrati. Dopo ore di dialoghi, al termine di una paziente opera di convincimento – hanno riferito fonti della Questura di Gorizia – quando si sono convinti che, scendendo dai tetti, non sarebbero stati aggrediti dalle forze dell’ordine, gli immigrati sono rientrati nelle strutture del Cie.
Durante la protesta – ha riferito la Questura – non vi sono stati feriti, né da parte dei manifestanti, né da parte delle forze dell’ordine, ma – secondo una prima stima – sono ingenti i danni causati a infissi, strutture murarie, accessori e suppellettili del Cie. Una verifica precisa sarà fatta a partire dalla giornata di oggi. La protesta è cominciata quando un gruppo piuttosto consistente di immigrati, per lo più nordafricani, vicini alla scadenza dei 60 giorni prevista dalla precedente normativa quale limite massimo per il trattenimento per le pratiche di identificazione ed espulsione, ha saputo che non avrebbe lasciato il Cie nei prossimi giorni, come aveva previsto. Proprio per questi motivi, la situazione all’interno del Cie di Gradisca era già da qualche settimana piuttosto tesa; nei giorni scorsi un immigrato è stato ferito, in maniera non grave, da un altro ospite del Cie e – stando a quanto riferito da alcuni operatori che lavorano nella struttura – vi sarebbe stato anche un tentativo di fuga (poi fallito) attraverso un sottotetto da parte di un gruppetto di meno di una diecina di immigrati.
Solidarietà ai reclusi e alle recluse di Ponte Galeria
Al grido di “libere tutte”, la scorsa notte, una ventina di persone ha rotto il silenzio che sovrasta il lager di Ponte Galeria giungendo davanti le mura della sezione femminile e portando solidarietà alle donne e agli uomini rinchiuse/i e private/i della loro libertà.
Sono passati ormai 6 giorni dal pestaggio di un ragazzo malato di cuore appena trasferito nel C.I.E.: ancora, ad oggi, non si ha nessuna notizia nonostante i molteplici tentativi di ricerca.
Dai contatti con alcune donne detenute si è, inoltre, appreso che molte di loro stanno rifiutando il vitto come protesta per le insostenibili condizioni igienico-sanitarie (topi nelle docce, lenzuola di carta che non vengono mai sostituite, materassi buttati per terra come soluzione al sovraffollamento delle celle) e, soprattutto, per il cibo avariato distribuito come unica forma di alimentazione.
Da ieri, sabato 8 agosto, le prime denunce per il reato di clandestinità.
Da ieri, le prime ronde legalizzate a caccia di una spiegazione alla paura indotta dallo stato.
Vogliono normalizzare il razzismo ma noi non ci abitueremo mai a vivere con un lager dentro la città.
Solidarietà attiva a chi è costretto/a a vivere in gabbia.
Antirazziste e antirazzisti