Brindisi dopo le rivolte

Vi avevamo detto che non avevamo più contatti dentro il Cie di Brindisi, per raccontarvi direttamente l’evasione e la rivolta di domenica. Ebbene,  ora i contatti li abbiamo di nuovo, e non abbiamo neanche dovuto cercarli noi. Perché sono stati i reclusi stessi a chiamarci, per raccontare  a tutti quali sono le condizioni di reclusione all’interno dell’ultimo nato tra i lager italiani, e soprattutto per raccontre cosa è successo quella notte, ovvero come un evasione di massa abbia scatenato la brutale repressione delle guardie, con pestaggi e arresti a casaccio. I quattro arrestati sono ancora in carcere, e non si sa neanche in quale carcere. Molti feriti sono stati bastonati mentre dormivano, nel sonno indotto dalla “terapia”, ma nei referti medici si attesta senza dubbio che quelle ferite, quei nasi rotti, sono stati provocati da “un incidente”. Insomma sempre la stessa storia. Ma ascoltatela direttamente dalla voce di uno dei reclusi.

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Al Cie di Torino invece, ieri pomeriggio sono tornati i tre arrestati per la rivolta di venerdì scorso. Li abbiamo sentiti e stanno bene, fisicamente e moralmente. Ci tengono a dire che non sono stati picchiati dalla polizia, perché han fatto un casino tale da frenare la violenza delle guardie. Ringraziano molto per la solidarietà rumorosa dimostrata durante il loro arresto e all’udienza di convalida, e ci tengono a dire che non intendono assolutamente gettare la spugna. Anche perché al loro ritorno hanno trovato i loro compagni di reclusione ancora sul piede di guerra. L’inverno avanza e al Cie fa freddo. I reclusi chiedono che si accenda il riscaldamento e che ci sia acqua calda, e sottolineano queste richieste rifiutando il cibo e gettando a terra la spazzatura. E la Questura, che evidentemente non vuole altre rivolte, promette che tutto sarà risolto “domani”, e distribuisce qualche coperta e un telecomando, per distrarsi un po’. L’inverno avanza, ma l’autunno caldo è cominciato, almeno nei Centri di identificazione ed espulsione, e i reclusi sanno come scaldarsi. Ascolta Adel, uno dei reclusi appena scarcerati, al telefono con radio Blackout

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