L’estate in corso Brunelleschi

 

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Non siamo stati certo lesti – è un’ammissione di colpa – a fare un resoconto di ciò che è avvenuto nel Cie torinese in questo agosto. Se per molti è il mese più tedioso da trascorrere nel capoluogo sabaudo, non altrettanto vale per i reclusi del centro d’identificazione ed espulsione che alla placida noia estiva preferiscono il “farsi sentire” in più modi.

E sì, vuoi il caldo afoso dentro alla struttura con le condizioni igieniche che peggiorano, vuoi la voglia di movimento che l’estate porta con sé, la pazienza finisce a ragione molto prima. Siccome le azioni di riottosità sono state tante negli ultimi venti giorni, come anche quelle preventive e di contenimento delle forze dell’ordine, ve le proponiamo sotto forma di cronologia.

Per iniziare il 31 luglio arriva un aggiornamento: tutti i reclusi dell’area blu vengono spostati nella gialla, appena riaperta. Niente di così inaspettato, i lavori di ristrutturazione dentro al Cie continuano lentamente ma senza lunghe soste, disturbati di tanto in tanto dalle rivolte individuali o di gruppo. Per un’area appena rimessa a nuovo, altre passano sotto il solerte lavoro di muratori, elettricisti e idraulici per allargare nuovamente la disponibilità dei posti, attualmente settanta. A essere aggiustate in queste settimane sono l’area blu e l’area rossa.

4 agosto. Due tunisini sono stati prelevati dal centro durante la notte e portati a Genova per essere imbarcati e deportati in Tunisia in una delle normali navi passeggeri che il mercoledì e il sabato salpano dal porto ligure. Prima del trasferimento dal centro, nella stanza dell’isolamento dove erano transitati, si sono tagliati in segno di protesta. Arrivati al porto il capitano della nave si è rifiutato di imbarcarli per via delle condizioni di salute e così le forze dell’ordine sono state costrette a ricondurli in corso Brunelleschi. Il giorno successivo la polizia è arrivata nell’area dove si trovava uno dei due ragazzi, l’ha immobilizzando con dello scotch intorno a tutto il corpo, caricato in macchina e portato via per un secondo tentativo di rimpatrio. Non ci stupisce l’utilizzo del nastro adesivo, da tempo parte dell’armamentario delle forze dell’ordine che operano nella struttura. L’altro ragazzo, ferito alle gambe e per questo in sedia a rotelle, non è stato probabilmente ritenuto in condizioni di essere trasportato in giornata ed è stato così espulso il 7 agosto.

9 agosto. Un recluso in isolamento prova a incendiare la cella, per questo viene picchiato e portato a Le Vallette per danneggiamento. Quando pochi giorni dopo fa ritorno in c. Brunelleschi decide di completare l’opera distruggendo la sua cella. Ma non è l’unica grana per le forze dell’ordine perché un ragazzo sudanese dell’area verde si cuce le labbra chiedendo gli venga fissata l’udienza per la richiesta d’asilo. Già rinchiuso nel novembre 2014 e poi rilasciato, è finito in carcere e da lì di nuovo al centro. Alla fine gli viene fissata l’udienza, il suo tentativo autolesionista a differenza di tanti altri ha sortito qualche effetto. Ma la giornata non è ancora finita: dentro, l’area gialla viene perquisita e vengono trovati alcuni accendini; fuori, un partecipato saluto di solidali echeggia nell’aria afosa animando il tardo pomeriggio dei reclusi.

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13 agosto. Altra perquisizione nell’area viola, le forze dell’ordine cercano lamette e un video che riprende la rivolta del ragazzo in isolamento e la reazione violenta dei militari.

Ve lo proponiamo qua:

Lo stesso giorno, un recluso dell’area viola entra in sciopero della fame e della sete ma se le forme di protesta non vanno in vacanza, qualche poliziotto sì. Infatti nei giorni attorno a ferragosto al Cie non si fanno lavori d’ufficio e così lo sciopero viene certificato solo il 16, tre giorni dopo il suo inizio.

16 agosto. In questi giorni per i poliziotti dentro al centro non c’è riposo e l’aria rabbiosa dei reclusi fa sospettare gli uomini in divisa che ci sia un piano d’evasione di massa. Il sospetto si traduce subito in una misura preventiva che vieta ai reclusi l’aria al campetto.
Intanto un altro recluso dell’isolamento distrugge parte della sua cella e subito dopo alcuni solidali fanno un saluto molto rumoroso.

18 agosto. I ragazzi dell’area verde iniziano una battitura contro la mancata uscita al campo. La celere entra nell’area pronta a sedare la situazione ma una volta dentro trova tutti i ragazzi con le lamette in mano pronti a difendersi e determinati a resistere. Continuano la battitura e iniziano a volare gli insulti finché i poliziotti son costretti a concedere l’uscita al campetto.

Questa è a grandi linee la cronostoria degli ultimi venti giorni. Ma volendo spingerci un po’ oltre i fatti legati alla quotidianità della detenzione amministrativa, incrociando le informazioni dei reclusi di Torino e qualche dato che viene da altri Cie italiani, si può azzardare l’ipotesi d’un leggero cambiamento. Infatti pare che da quando gli Hotspot funzionano di buona lena, sono diminuite le grosse ondate di reclusi appena sbarcati sulle coste italiane, vedendo piuttosto un incremento di persone prelevate dalla strada, che stanno da tanti anni in Italia, e di chi arriva dal carcere.

Comunque sia, staremo ben attenti nel capire quali mutamenti effettivi porta la frenetica macchina di governo della migrazione nel Cie torinese e non solo.