Sonia, dove sei?

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Da tempo la sospensione dello sfratto viene applicata per prassi quando l’ufficiale scorge un picchetto di resistenza. L’articolo 610, oramai, non è solo parte del linguaggio di civilisti e funzionari, ma di tutti coloro che decidono di non abbandonare la casa alla minaccia di sfratto e di difenderla assieme ad altri solidali. L’utilizzo di questo articolo ha sguarnito di forza il picchetto, rendendolo utilizzabile una o due volte, per poi prepararsi a uno sgombero a sorpresa. Nonostante la determinazione con cui a volte si riesce a strappare una data di rinvio all’ufficiale, il 610 appare solamente posticipato. Questo è sicuramente l’asso nella manica nella difesa delle proprietà di piccoli e grandi padroni di casa e un serio ostacolo per gli sfruttati che vogliono difendersi.

È appunto a partire dall’esigenza di ostacolare la sospensione dello sfratto e gli sfratti a sorpresa conseguenti che lunedì mattina una trentina di persone, dopo una breve chiacchiera alle serrande della casa occupata di corso Giulio Cesare 45, si è diretta verso gli uffici centrali dell’Assessorato al Welfare per far visita alla dottoressa Sonia Schellino.

La pentastellata e i suoi funzionari hanno proceduto sulla linea del team di governo passato, spartendo le risorse arrivate dal “Fondo inquilini morosi e incolpevoli”, valore che potrà risolvere temporaneamente il problema di 300 famiglie accuratamente selezionate in tutto il Piemonte, a fronte dei 4095 sfratti eseguiti nella sola città di Torino secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sulla Casa 2015. Continua anche il sostegno al servizio Lo.ca.re., agenzia immobiliare alternativa, dove inquilino e padrone provano a concordare un contratto calmierato con l’istituzione come intermediario. Sul fronte case popolari l’ipotesi di ottenerla rimane un’ingenua nostalgia di altri tempi, dato che oggi vengono assegnate con il contagocce e dopo interminabili attese. Spesso la possibilità d’ingresso nell’edilizia popolare è posta come il punto d’arrivo in un lungo gioco dell’oca di nuclei famigliari e individui seguiti dagli assistenti sociali e inseriti in particolari progetti e strutture. Progetti integrati che si occupano sia del bisogno abitativo sia del disciplinamento dei partecipanti, a partire dal fatto che se uno non sta alle regole del gioco (orari da rispettare, limiti sulla possibilità di ospitare amici e parenti, ecc…) vede sfumare la possibilità di raggiungere la casa popolare. E la dottoressa ricercata in questa piccola irruzione è proprio il personaggio che rappresenta la natura di questo nuovo welfare.

Schellino è da parecchio tempo una donna della Compagnia di San Paolo che si occupa dell’ambito filantropico, che filtra e valuta progetti e stakeholders per la gestione dell’indigenza, delle marginalità. Il nuovo ruolo a cui è approdata le permette di essere l’anello di congiunzione per muovere interessi e interessati in maniera più agile e autonoma, per l’incontro tra pubblico e privato, per creare strumenti assistenziali che limitino conflitti e rivendicazioni da parte della popolazione, per far della filantropia un’arte economica elaborata, dove la Compagnia di San Paolo è continuamente portatrice di qualche interesse.

Nel mentre la normalità nei quartieri scorre identica. Chi non riesce più a pagare l’affitto e decide di resistere deve prepararsi all’arrivo delle camionette della polizia una mattina o l’altra. Di assegnazioni di case Atc neanche l’ombra, di progetti interminabili qualche accenno poco convinto. Le ragioni che hanno spinto la comitiva verso gli uffici del Welfare erano parecchie, diversificate e sentite.

Fingendo di avere un appuntamento il gruppo si è infilato dentro agli uffici di via Giulio 22, riconosciuta la porta dell’assessore qualcuno ha bussato, qualcun altro ha suonato il campanello. Ma l’assessore ha deciso di non farsi vedere, rifugiandosi dietro la porta blindata. La stessa giunta che manda a spasso il vicesindaco Montanari a raccogliere istanze dagli abitanti della città in giro per i quartieri, quando le grida e la rabbia gli arrivano dritte dritte negli uffici decide di chiudere i battenti e far finta di non esserci. Di sicuro, le parole e le voci che la giunta si aspetta e che accetta da parte della popolazione sono quelle diligenti a qualche sportello o ordinate dentro a delle iniziative costruite ad hoc per l’incontro tra il governo e le rappresentanze delle minoranze e dei portatori di disaccordi interni.

Sebbene l’assessore facesse finta di non esserci, chi è accorso davanti al suo ufficio, chi ha bussato con insistenza ha trovato il modo di farsi sentire, intonando “basta sfratti”, assordando gli impiegati giunti sul posto, spiegando concitatamente le ragioni per cui si era lì. L’impiegata che si è infilata dentro il gruppo cercando di raccogliere le istanze ha cercato di delegare il problema a qualcun altro, dichiarando che il sistema è molto complesso e che l’assessore alle politiche sociali non era il referente adatto.

A difendere la porta dell’ufficio è arrivata una coppia di pizzardoni, con più cappello che cognizione di causa. Poi è stata la volta dei poliziotti in borghese.

Dopo aver scaldato per un po’ il clima degli uffici del Welfare, il gruppo intonando cori si è allontanato, promettendo di ritornare presto e in molti di più.