Verranno al contrattacco con elmi e armi nuove

 manifesto-24-giugno.jpg

Le procedure giudiziarie sono sostanzialmente farraginose, soprattutto quando in ballo c’è la detenzione: istanza, attesa di risposta da parte del giudice, attesa delle motivazioni della risposta. Una serie di lungaggini snervanti che talvolta vengono rese ancor più insopportabili dai Gip che rifilano rifiuti a qualunque richiesta senza neanche leggere le carte o persino, per partito preso, traspongono paro paro l’argomentazione accusatoria dei Pm trasformandola in ordinanza di privazione della libertà. Del resto per loro è la burocrazia del copia-incolla, timbro, firma e poco più.

Non si vuole qui certo fare l’apologia del giudice accorto e diligente, sappiamo bene quanto il diritto sia in un certo modo flessibile e soprattutto passibile delle attitudini personali e delle interpretazioni di chi è addetto alla sua applicazione. Certo però che di togati che ci fanno pruder ancor più le mani, anche rispetto a quanto già l’odio ordinario verso i tribunali non riesca a fare, ne vediamo davvero troppi. Uno di questi è Arianna Busato, giudice per le indagini preliminari nell’ultima inchiesta, che ha portato all’arresto di sei compagni. La signora, dopo aver nelle settimane passate rifiutato qualsiasi istanza fatta dai compagni arrestati financo impedire loro di sentire i parenti, ha firmato l’ennesimo “no” alla richiesta di trasferimento ai domiciliari per Fran, Antonio e Antonio.

Le carte dicono che Antonio Pittalis non può essere trasferito ai domiciliari perché chi si è proposto di ospitarlo non ha un lavoro e perché l’appartamento è piccolo, che Fran e Antonio Rizzo rimarranno in carcere perché la polizia ancora sta facendo le sue indagini sull’idoneità delle case proposte, motivazione che aggiunge bile alla bile, e perché sarebbero indagati per fatti similari a quelli che hanno portato alla carcerazione.

Giada, Fran, Antonio, Fabiola, Camille e Antonio sono stati arrestati perché di fronte ai continui controlli della polizia per strada non si sono girati dall’altra parte! Perché sono tra coloro che quando la polizia insegue un ragazzo senza documenti per pestarlo e sbatterlo in un Cpr non rimangono fermi! Perché quando vedono la violenza di governanti e padroni diffondersi sempre più massicciamente per le strade in cui viviamo si organizzano per rispedirgliene un po’ indietro!

Per far sentire loro con ancor più forza che chi si organizza per resistere non è solo, ci vediamo sabato per un presidio fuori dal carcere delle Vallette alle ore 17 e subito dopo per un corteo per le vie di Barriera di Milano e Aurora, con partenza alle ore 21 ai giardinetti di via Montanaro.