La casa di Borgo Dora

Rinviato, al 13 agosto. Si parla dello sfratto di uno degli appartamenti di via Borgo Dora 39, un picchetto di resistenza ha impedito l’esecuzione di una scena più volte vista davanti a quel portone.

L’edificio già compare nelle mappe cittadine del ‘700 quando il borgo degli stracci era esterno alla cinta muraria della città dei novelli re, dopo che Torino era stata rimodernata un secolo prima dai Savoia con una mastodontica opera che innalzava abbazie, statue, palazzi sontuosi e pinnaccoli barocchi per dimostrare alle altre casate reali europee la bellezza di un ducato che si apprestava a diventare regno. Le innovazioni piemontesi e della la sua capitale vennero rappresentate in un vero e proprio portfolio ante-litteram, il Theatrum Statuum Sabaudiae, in cui Torino compare come una perfetta opera di linee geometriche e strade raddrizzate, fiore all’occhiello cinto in una fortificazione militare all’avanguardia, lontana dalle tracce di una città di irrilevanza secolare, dalle vestigia di un villereccio medioevo. Non per nulla con le nuove linee dritte a strizzare la forma urbana molti furono i disgraziati a rimpolpare gli agglomerati di case fuori dalle mura, come avvenne a Borgo Dora.

Una storia che va ripetendosi, con le sue accelerazioni e con il suo eterno ritorno.

La storia degli ultimi anni ne è una spiccata dimostrazione: le vecchie strade del borgo tirate a lucido, investite di importanza economica e della valorizzazione culturale di una storia bonificata da brutture, stracci e resistenze, strade anch’esse ora meritevoli di comparire nel Theatrum Sabaudiae dell’oggi, scomposto in comodi depliant da passeggio.

Una storia recente in cui le strade non sono state sventrate e raddrizzate, ora vanno bene anche con le loro forme vernacolari, segno di lodevole tipicità, e con i loro ballatoi non allineati, come nelle foto di una volta. Ma a poterci vivere in quelle strade ora sono coloro che tale rappresentazione e il suo corrispettivo prezzo immobiliare possono lautamente pagare; di tutti gli altri, quasi tutti, gli ultimi vent’anni di politiche di investimento su Porta Palazzo hanno fatto pulizia.

E via Borgo Dora 39 è una delle poche case che in quei vicoli ancora non è stata raddrizzata dalle storture peggiori per gli amministratori di varia risma, quelle di un’umanità che vive alla giornata e su cui non si possono fare réclame. Negli ultimi anni gli inquilini hanno deciso di non pagare più l’affitto per appartamenti fatiscenti e angusti, quando il nuovo proprietario dello stabile (l’imprenditore edile Bartolomeo Manolino, genero di Antonio Comi, dirigente del Torino FC) nel 2016 li ha messi tutti sotto sfratto per ristrutturare e sostituire questa umanità. Questi ultimi inquilini si sono accordati con altre persone che in città rischiavano di essere buttate per strada occupando gli appartamenti che nel palazzo erano rimasti vuoti.

Da allora le date di sfratto si sono susseguite, come anche le resistenze davanti a quel portone, e anche ora che la ditta che ne aveva acquisito la proprietà è fallita l’ufficiale giudiziario attraversa quella strada curvilinea per tentare di espletare il suo piccolo ruolo di bonifica.

Anche oggi ha fallito.

L’appuntamento è al 13 agosto.